Zite, l'aggregatore viola il copyright?

Zite, l'aggregatore viola il copyright?

Scandagliare il web, indicizzarlo, adattarlo ai gusti dell'utente non si confà ai diritti dei giornali, riviste e tutti gli aggregati. Così alcuni grossi nomi in una lettera di diffida inviata alla software house canadese
Scandagliare il web, indicizzarlo, adattarlo ai gusti dell'utente non si confà ai diritti dei giornali, riviste e tutti gli aggregati. Così alcuni grossi nomi in una lettera di diffida inviata alla software house canadese

L’app Zite è stata denunciata da un gruppo di editori che gli hanno chiesto di rimuovere i loro contenuti dalle sue pagine.

Zite utilizza lo schermo dell’iPad per offrire all’utente, tramite link consultati via social network, click effettuati nella lettura e preferenze espresse, una rivista personalizzata.
Per farlo scandaglia il Web alla ricerca di contenuti specifici da leggere che, se sembrano adattarsi ai gusti degli utenti, vengono mostrati nell’app sotto forma di magazine personalizzato.

Questo meccanismo, tuttavia, non piace affatto agli editori che ritengono che in questo modo sia violata la loro proprietà intellettuale: così il Washington Post, AP, Gannett, Getty Images, Time, Dow Jones e altre organizzazioni media hanno presentato una letteraccia alla canadese Zite per una serie di violazioni del loro copyright che li ha spinti a definire il servizio “del tutto illegale”.

“Dal momento che riformatta, ripubblica e ridistribuisce i nostri contenuti originali su scala commerciale senza permesso” l’applicazione Zite ostacolerebbe “direttamente e negativamente” il loro business.

Il CEO di Zite, Ali Davar, pur non dicendosi sorpreso dell’azione, ha affermato che “l’obiettivo di Zite è quello di lavorare con gli editori, non di essere agnostici. I pochi editori che ci hanno contattato direttamente circa l’opzione di visione offerta ai nostri utenti hanno visto ottemperate le loro richieste. Stiamo lavorando con tutti per trovare una soluzione che possa soddisfare tutti, garantendo ad essi gli introiti e preservando l’esperienza migliore per gli utenti”.

Per motivi simili, anche se più orientato alla gestione dei contenuti feed reader, il New York Times aveva già chiesto la rimozione da App Store dell’aggregatore per iPad Pulse.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 31 mar 2011
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