Negli ultimi mesi, le sedute di terapia hanno iniziato a prendere una strana piega. Accanto ai classici problemi di coppia o stress lavorativo, sta emergendo qualcosa di nuovo: persone che si sentono completamente inutili di fronte all’intelligenza artificiale.
Quando l’AI ci fa sentire inutili
Non parliamo solo della paura di essere licenziati. È qualcosa di più sottile e pervasivo. “Mi chiedo a cosa servo“, confessano i pazienti. “Se un computer scrive meglio di me, calcola più velocemente, persino ragiona in modo più logico, qual è il mio posto nel mondo?”
La spirale è sempre la stessa. Prima ci si rende conto di quello che l’intelligenza artificiale sa fare, poi ci si inizia a sentire inadeguati, infine ci si blocca completamente. Perché sforzarsi, se una macchina può fare tutto meglio? Ma c’è una buona notizia: non è di un disturbo nuovo e misterioso. È normale ansia, che ha semplicemente trovato un nuovo bersaglio. E come ogni ansia, si combatte affrontando quello che ci spaventa, non dandosi alla fuga.
Il punto è che stiamo vivendo qualcosa di inedito. Per la prima volta nella storia, non siamo solo in competizione tra di noi, ma con qualcosa che non si stanca, non sbaglia e migliora costantemente. È comprensibile sentirsi spiazzati.
Come superare l’ansia da intelligenza artificiale?
La chiave sta nell’approccio: invece di vedere l’AI come un nemico, si può provare a usarla per un piccolo progetto. Si scoprirà che ha dei limiti, che a volte sbaglia (mai sentito parlare delle allucinazioni?), che spesso ha bisogno del nostro intervento per funzionare davvero. La paura, di solito, nasce dall’ignoto.