Apple contro Caltech, questione di WiFi

Apple contro Caltech, questione di WiFi

L'università porta Cupertino davanti al giudice per alcune tecnologie brevettate che migliorano le prestazioni del WiFi. È un nuovo caso VirnetX?
L'università porta Cupertino davanti al giudice per alcune tecnologie brevettate che migliorano le prestazioni del WiFi. È un nuovo caso VirnetX?

Apple ancora alle prese con denunce di violazione di brevetti altrui. Questa volta l’attacco arriva dal Caltech (California Institute of Technology), università privata con sede in California. Al centro della diatriba vi sarebbe lo sfruttamento indebito di tecnologie WiFi di proprietà del centro di ricerche di Pasadena. Le accuse sono rivolte anche a Broadcom, produttore dei chip installati nei prodotti Apple.

Nell’ accusa depositata presso la Corte Federale, il Caltech lamenta che “Apple traduce, usa, importa, offre in vendita, e/o vende prodotti WiFi che incorporano sistemi di codifica e/o decodifica IRA/LDPC e viola i brevetti rivendicati. I prodotti Apple che incorporano sistemi di codifica e/o decodifica IRA/LDPC e violano i brevetti rivendicati includono, ma non sono limitati solo a questi: iPhone SE, iPhone 6s, iPhone 6s Plus, iPhone 6, iPhone 6 Plus, iPhone 5c, iPhone 5s, iPhone 5, iPad Air, iPad Air 2, iPad Pro, iPad Mini 4, iPad Mini 3, iPad Mini 2, MacBook Air ed Apple Watch”.

I brevetti violati secondo l’attore sono nello specifico i seguenti quattro: il  7,116,710 ; il 7,421,032 ; il 7,916,781 e 8,284,833 . Le violazioni di questi brevetti nello specifico sarebbero cominciate fin dal settembre 2012, data che combacia con la presentazione di Apple dell’iPhone 5.

L’attore infatti cita per la prima volta un articolo della stampa intitolato “Il più sottile, il più leggero iPhone di sempre caratterizzato da un nuovo design in alluminio, sbalorditivo Display Retina da 4 pollici, Chip A6 e Wifi Ultraveloce” con cui all’epoca veniva reclamizzato il nuovo dispositivo. Tra le informazioni fornite era riportato che l’iPhone 5 incorporava un chip Broadcom BCM 4334 che risponde allo standard 802.11n e al contempo usa codici IRA/LDPC, proprio quelli oggetto di contestazione.

I brevetti sono relativi a tecnologie che introducono importanti miglioramenti ai sistemi e metodi di codifica . Tra questi il più importante prevede l’introduzione di un nuovo tipo di codici di correzione degli errori chiamati “irregular repeat and accumulate codes” anche abbreviati in codici IRA. Al centro delle migliorie apportate allo standard Wifi 802.11n vi è la modalità di  High Throughput (HT) che viene implementata grazie all’utilizzo di un tipo specifico di codice LDPC ( Low-Density Parity Check ). È proprio quest’ultimo ad essere basato a sua volta sui codici IRA brevettati dal Caltech.

Inoltre, anche il protocollo 802.11ac incorpora la modalità “Very High Throughput” (VHT), ancora una volta derivata da brevetti del Caltech. Entrambe queste versioni migliorate dello standard di connettività e scambio dati consentono una trasmissione dati più veloci e al contempo una riduzione della complessità delle operazioni di codifica e decodifica necessarie per elaborare i segnali IRA/LDPC. È evidente che il vantaggio competitivo per Apple grazie allo sfruttamento di questi sistemi sia stato notevole.

Purtroppo per Apple, non è la prima volta che si ritrova a fare i conti con i brevetti. Di recente ha fatto nuovamente parlare di sè  VirnetX , già nota per aver portato in tribunale nel 2010 aziende del calibro di Aastra, Cisco e NEC, che è riuscita ad accaparrarsi, grazie ai giudici del Texas, l’ingente somma di 625 milioni di dollari . Il risarcimento autorizzato dal giudice in questo caso è scaturito da un processo contro la violazione di ulteriori quattro brevetti che VirnetX aveva precedentemente acquisito da Science Applications International Corporation (SAIC).

I brevetti violati sarebbero stati utilizzati in quel caso per implementare tecnologie di navigazione sicura applicate ai prodotti FaceTime ed iMessage . Forte della vittoria in tribunale, VirnetX ha chiesto la scorsa settimana ad Apple addirittura l’ inibizione dei due servizi citati oltre ad un’ innalzamento del risarcimento complessivo di ulteriori 190 milioni di dollari.

Mirko Zago

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Pubblicato il
31 mag 2016
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