Apple FTW, Microsoft da buttare?

Apple FTW, Microsoft da buttare?

Uno studio sull'appeal dei brand mostra un marchio della mela in grande spolvero. Mentre altri come BigM e Ford arrancano. In chi ripongono la loro fiducia in consumatori?
Uno studio sull'appeal dei brand mostra un marchio della mela in grande spolvero. Mentre altri come BigM e Ford arrancano. In chi ripongono la loro fiducia in consumatori?

Apple cambierà il mondo, se non l’ha già fatto. Anche Google e Coca-Cola vanno forte. Ci sono marchi che invece non riscuotono molto successo, e anzi forse meriterebbero una rinfrescatina. Ce ne sono anche altri che appartengono al passato e che ai consumatori non dispiacerebbe rivedere in giro. Ma soprattutto, forse la presa di un marchio sul pubblico non è così profonda come ci si sarebbe potuto aspettare. Tutto questo racconta il sondaggio condotto tra febbraio e marzo da brandchannel.com .

Apple FTW, Microsoft da buttare? Lo studio Brandjunkie 2008 Survey ha raccolto le opinioni di 2mila navigatori, provenienti da 107 paesi. L’azienda di Cupertino è riuscita a raggiungere il primo posto in ben sei categorie : Apple è l’azienda accanto alla quale si vorrebbe stare seduti ad una festa (14,3 per cento), il marchio che ha avuto il maggiore impatto nella storia dell’industria (15,5), ha l’appeal che tutti sognano di avere (9,8) ed è fonte di ispirazione (22,1). Ma soprattutto, la Mela è riuscita a rendersi indispensabile per i suoi fedeli appassionati (15,2 per cento), ed è destinata a cambiare se stessa e il mercato anche nel prossimo futuro (22,0).

Certo non va proprio tutto bene: al secondo posto (4,3 per cento) della poco meritoria classifica dei marchi a cui i consumatori vorrebbero cantarne quattro c’è proprio Apple. Il primo posto però è appannaggio della rivale storica di Cupertino: Microsoft si impone di misura (6,1 per cento) in questa sezione, e finisce in testa (4,5) anche alla lista dei marchi che hanno bisogno di una rinfrescata assieme a Stati Uniti, Ford, Coca-Cola e Pepsi.

Sono pochi gli altri marchi dell’IT che compaiono in classifica. Anche Google non va male quando si tratta di appeal e di impatto nella storia, così come pure Nokia e Sony riescono ad infilarsi un paio di volte in una top ten a tinte rosa. La classifica che vede il maggior numero di player tecnologici è invece proprio quella delle lamentele : oltre a Microsoft e Apple compaiono pure Sony, Google, Dell, AT&T e Yahoo!.

Niente IT o quasi anche nella classifica delle aziende più impegnate nel campo dell’ ecologia . I consumatori si dimostrano scettici su questa materia, e il 19,4 per cento arriva ad affermare che non ci sia un brand davvero impegnato in questo senso. Curiosamente, però, nelle prime cinque posizioni ci finiscono due produttori di automobili (Toyota e Honda) e un’azienda petrolifera (BP): a sostenere il vessillo dell’hi-tech digitale solo Apple (11esima), nonostante le polemiche dello scorso anno con Greenpeace.

Altro giro, altra classifica . Questa volta si tratta del CoreBrand Power 100 2007 dell’omonimo studio di statistica, che ha chiesto a 12mila decision maker statunitensi la loro opinione su 100 dei marchi più noti negli USA. Anche qui si registra un declino sensibile di Microsoft , che precipita al 59simo posto dalla 38sima piazza occupata lo scorso anno e in netto calo rispetto al 2004, quando era ad un passo dalla top ten (11esima).

Il più importante marchio IT degli USA resta IBM , 18esimo e in linea coi risultati dello scorso anno (16), sebbene anche il Big Blue abbia fatto registrare un calo di cinque posizioni dal 2004. Chi cresce è invece Toshiba, che secondo gli analisti potrebbe presto addirittura superare Microsoft: “Quando c’è un calo così rapido di consensi, l’azienda dovrebbe preoccuparsi” spiega James Gregory, CEO di CoreBrand.

Difficile spiegare la flessione del marchio Microsoft, associato ad una azienda che nell’ultimo anno non ha mancato neppure uno degli obiettivi fissati, e ha anzi registrato profitti importanti e lanciato sul mercato novità succulente come Surface . Gregory spiega che una delle cause dell’insoddisfazione dei consumatori potrebbe essere stato Vista, e un’altra parte del calo potrebbe anche essere imputata alla campagna comparativa indetta da Apple.

C’è di che preoccuparsi? “Nonostante quello che le persone pensano di un marchio, non è detto che questi sentimenti si traducano in acquisti o fedeltà nel tempo” spiega Troy McQuillen, a capo di un’azienda impegnata nel marketing: “Naturalmente gli addetti ai lavori si ostineranno a dire che non è vero: è il loro mestiere. Ma una semplice occhiata alle persone, al pubblico in generale, dimostrerà come si acquista un prodotto anche solo per il gusto di sembrare differenti o di provare qualcosa di nuovo. Certo le campagne pubblicitarie spingono in questo senso, ma hanno lo stesso peso di amici e familari”.

Luca Annunziata

( fonte immagine )

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Pubblicato il
1 apr 2008
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