Beccato il cracker di Cisco e NASA

Beccato il cracker di Cisco e NASA

L'indiziato è un giovane svedese già noto alle autorità del paese scandinavo per illegali incursioni informatiche. Nonostante le possibili pene siano molto severe, non si esclude l'ipotesi della redenzione
L'indiziato è un giovane svedese già noto alle autorità del paese scandinavo per illegali incursioni informatiche. Nonostante le possibili pene siano molto severe, non si esclude l'ipotesi della redenzione

Nonostante siano passati alcuni anni dall’epoca dei fatti, il Department of Justice statunitense sembra essere risalito con successo al cracker ritenuto responsabile di alcune importanti violazioni di sicurezza nei sistemi informatici di Cisco Systems e NASA. L’ indiziato è un 21 enne svedese, poco più che un teenager all’epoca delle incursioni, sulla cui testa pendono ben cinque casi d’accusa che rischiano di tramutarsi in decenni di prigione se ritenuto colpevole. Sempre che la Svezia decida di estradarlo negli Stati Uniti, o che non venga indirizzato verso la via della redenzione.

Philip Gabriel Pettersson, questo il suo nome, è stato formalmente accusato di essere responsabile di violazione di sistemi informatici e di appropriazione illecita di segreti d’azienda, reati concretizzatisi nel 2004. Sarebbe stato infatti lui, sotto lo pseudonimo di Stakkato , l’autore del ratto degli 800MB di codice relativo al software IOS di Cisco, 2,5MB del quale sarebbero stati resi pubblici su un canale IRC come prova del felice esito dell’attacco informatico. L’azione, comunque, non avrebbe portato ulteriori danni all’azienda, che si è detta “sicura che informazioni relative ai clienti, ai partner commerciali o finanziarie non siano state divulgate”.

Inoltre, secondo le autorità statunitensi, Pettersson sarebbe responsabile anche dell’intrusione sui sistemi informatici di NASA, avvenuta tra il maggio e l’ottobre dello stesso anno ai danni dei supercomputer situati nell’Ames Research Center in California. In quest’ultimo caso, però, caso non è stato possibile stabilire se e quali danni siano stati effettivamente arrecati. Le accuse formulate contro il giovane, già condannato a pagare una multa pari a 25 mila dollari due anni fa da una corte svedese per aver violato le reti di alcune università locali, sono pesantissime: sono ben cinque i capi d’accusa e porterebbero in dote una multa fino a 250 mila dollari e una pena massima pari a 10 anni di reclusione.

Nonostante ciò, la situazione dal punto di vista giuridico appare complicata: attualmente non sembra essere possibile stabilire con certezza dove si trovi il giovane imputato e, inoltre, vi sono numerosi dubbi su una possibile estradizione da parte della Svezia in favore degli Stati Uniti. Secondo quanto appreso dalle pagine di The Inquirer , il paese scandinavo non è solito concedere l’estradizione ai propri cittadini per reati commessi all’estero, ma va anche detto che, visti i precedenti giudiziari del giovane cracker, le autorità locali potrebbero comunque procedere a processarlo in loco.

In attesa di ulteriori sviluppi, però, c’è già chi scommette che le cose potrebbero andare diversamente: all’epoca dei fatti Pettersson avrà avuto non più di 16 anni, età in cui non tutti i ragazzi annoverano tra i propri exploit quello di aver bucato i sistemi informatici della NASA. Per questo motivo, viste le sue innegabili doti informatiche, il giovane potrebbe essere preso sotto l’ala protettrice dei servizi segreti e passare dalla parte di chi tutela la legge. Questo, così come testimonia il “pentimento” del il social engineer più famoso di tutti i tempi Kevin Mitnick , non sorprenderebbe poi molti.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
8 mag 2009
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