Da mesi circolano indiscrezioni sulla possibile acquisizione di Intel. L’ultima arriva dal Wall Street Journal. Broadcom e TSMC potrebbero spartirsi le attività dell’azienda di Santa Clara, alla quale rimarrebbe in pratica solo la vendita dei prodotti. Un’eventuale transazione richiederà però diverse autorizzazioni, inclusa quella di Donald Trump.
Intel “fatta a pezzi” da Broadcom e TSMC?
Come è noto, il consiglio di amministrazione ha spinto Pat Gelsinger alle dimissioni in seguito all’incremento dei costi e alla riduzione dei profitti. Intel ha avviato una ristrutturazione aziendale con il licenziamento di circa 15.000 dipendenti e la trasformazione di Intel Foundry in una sussidiaria indipendente.
Dopo le voci sulla possibile acquisizione da parte di Qualcomm (il CEO Cristiano Amon ha smentito) arrivano ora altre indiscrezioni. Secondo le fonti del Wall Street Journal, Broadcom sarebbe interessata alla divisione che progetta i chip e a quella che si occupa di marketing.
TSMC avrebbe invece puntato all’acquisizione di alcune fabbriche o dell’intera Intel Foundry (operazione facilitata proprio dalla trasformazione in sussidiaria). Ciò sancirebbe praticamente la fine dell’azienda fondata nel 1968 da Gordon Moore e Robert Noyce.
Per dare un’idea della “potenza di fuoco” di Broadcom e TSMC è sufficiente confrontare le capitalizzazioni di mercato. Broadcom vale circa 1.100 miliardi di dollari, mentre TSMC vale circa 27.500 miliardi di dollari taiwanesi (circa 841 miliardi di dollari statunitensi). Il valore di Intel è circa 101,8 miliardi di dollari.
Se arriveranno le offerte di acquisto e se verranno accettate dal consiglio di amministrazione di Intel, Broadcom e TSMC dovranno ottenere l’approvazione delle autorità antitrust e del governo statunitense. Intel ha infatti ricevuto 7,9 miliardi di dollari di sussidi per la costruzione di nuove fabbriche. Una clausola impone di mantenere il 50,1% di Intel Foundry.
Per TSMC c’è un altro problema. Donald Trump ha accusato Taiwan di rubare le tecnologie statunitensi, minacciando di imporre dazi fino al 100% sui chip realizzati da aziende straniere. Secondo il New York Times, il Segretario al Commercio (Howard Lutnick) sarebbe invece favorevole ad un accordo tra Intel e TSMC.
TSMC ha ricevuto circa 6,6 miliardi di dollari di sussidi per la costruzione di tre fabbriche in Arizona. Se promette di costruirne altre negli Stati Uniti potrebbe ricevere l’approvazione da Trump ed evitare eventuali dazi. Per Broadcom non dovrebbero esserci ostacoli aggiuntivi, anche se la prima amministrazione Trump aveva bloccato l’acquisizione di Qualcomm nel 2017 per motivi di sicurezza nazionale.