Vanno dai 6 mesi a un anno di reclusione le richieste dei PM di Milano per i quattro dirigenti Google responsabili, secondo l’accusa, della diffusione di uno dei primi esempi di cyberbullismo : che rischia però di favorire l’avvento di leggi capestro per la Rete.
Un filmato apparso nel 2006 su Google Video in cui un bambino disabile veniva vessato dai propri compagni di scuola aveva destato un più che giustificabile sdegno. Quando questo si è però tradotto in un rinvio a giudizio autorevoli voci si sono levate, fra gli altri anche Paolo De Andreis su queste stesse pagine , lanciano l’allarme e auspicando che il dibattimento si concludesse con un nulla di fatto.
Per ora le cose sembrano evolversi in una direzione opposta: David Carl Drummond e George De Los Reies, rappresentanti legali di Google Italia, Peter Fleischer, responsabile europeo della privacy e Arvind Desikan di Google Video non avrebbero fatto abbastanza per impedire che il filmato comparisse sugli schermi di migliaia di utenti: “Ci sarebbe voluto ben poco per fornire un servizio responsabile e tutelare la privacy – hanno dichiarato i PM Alfredo Robledo e Francesco Cajani – il problema è trovare un equilibrio che ci deve essere tra diritto di impresa e tutela dei diritti individuali che sono tutelati dalla Costituzione. Ogni volta che si clicca su un qualsiasi video Google ci guadagna. È un dato economico”.
Oltre alla reclusione dei dirigenti, Google potrebbe essere costretta a pagare una penale di 300mila euro a copertura di danni morali e materiali. Vividown, la Onlus che nel 2006 aveva presentato la denuncia, non ha ancora commentato quanto richiesto dai PM ma risulta ormai l’unica figura, insieme al comune di Milano costituitosi parte civile, a voler insistere contro BigG . I genitori della vittima a febbraio avevano ritirato la denuncia. La parola va adesso alla difesa, che dovrà però attendere il 16 dicembre: giorno in cui è stata fissata la prossima udienza.
Giorgio Pontico