ChatGPT non ruba (ancora) il lavoro

ChatGPT non ruba (ancora) il lavoro: fa risparmiare solo 2 ore a settimana

Uno studio danese mostra che ChatGPT ha avuto finora un impatto limitato sull'occupazione, con un aumento della produttività modesto.
ChatGPT non ruba (ancora) il lavoro: fa risparmiare solo 2 ore a settimana
Uno studio danese mostra che ChatGPT ha avuto finora un impatto limitato sull'occupazione, con un aumento della produttività modesto.

I robot ci ruberanno il lavoro, ma forse non così in fretta come temevamo. Uno studio condotto in Danimarca, rivela che ChatGPT e company non hanno ancora un impatto significativo su salari e occupazione. Anders Humlum ed Emilie Vestergaard, gli economisti autori della ricerca, hanno analizzato 25.000 lavoratori danesi, in 11 professioni considerate a rischio, dalla contabilità all’insegnamento.

ChatGPT non è una minaccia per i lavoratori (per ora)

Il verdetto è sorprendente: l’AI fa risparmiare a malapena due ore a settimana, mentre crea nuove incombenze che divorano tempo prezioso. Nonostante un’adozione massiccia dei chatbot, fino all’83% nelle aziende che formano i dipendenti, i guadagni in produttività restano marginali. Anzi, verificare l’output dell’AI o scovarne l’uso negli elaborati degli studenti rosicchia una fetta del tempo risparmiato. Un paradosso che ridimensiona l’urgenza di sostituire gli umani con gli algoritmi.

Lo studio, condotto nel biennio 2023-2024, rivela che i lavoratori che usano l’AI risparmiano in media solo il 2,8% del loro tempo. In altre parole, il guadagno in efficienza è modesto. Come osserva l’economista Anders Humlum, “questi strumenti vengono adottati rapidamente, ma i benefici economici sono ancora scarsi“.

Tuttavia, la Danimarca potrebbe essere un caso particolare. Le sue solide tutele per i lavoratori, sindacati forti e una normativa che rende difficile licenziare o ristrutturare rapidamente, agiscono da freno naturale al cambiamento tecnologico. Una distinzione importante, perché in Paesi più flessibili, come gli Stati Uniti e l’Asia, gli effetti di ChatGPT e simili sul lavoro potrebbero manifestarsi in modo molto più rapido e radicale.

I ricercatori smorzano anche l’entusiasmo per gli agenti AI, capaci di svolgere compiti senza supervisione umana. Se queste tecnologie dovessero decollare, potrebbero ribaltare lo scenario. Ma per ora, ChatGPT resta un assistente non sempre affidabile, le cui affermazioni vanno verificate una per una.

L’AI promette tanto, ma mantiene poco

Curiosamente, queste conclusioni stridono con i risultati di studi precedenti, come quello che pronosticava un aumento della produttività del 15% grazie all’AI. Come mai? Le ricerche ottimistiche si concentravano su settori come il customer service, dove i chatbot automatizzano facilmente scambi semplici. Qui, invece, sono stati analizzati mestieri che richiedono più sfumature, come avvocati, insegnanti e sviluppatori.

Nonostante i benefici concreti si facciano attendere, l’entusiasmo delle aziende per l’AI non accenna a diminuire. Sempre più aziende investono nella formazione del personale per usare chatbot e altri strumenti AI, per migliorarne l’efficienza. Ma questo entusiasmo genera anche aspettative altissime. OpenAI e compagnia bella dovranno dimostrare che i loro strumenti non sono solo dei gadget, ma risorse per far crescere l’economia.

Nel frattempo, possiamo tirare un sospiro di sollievo. Per ora, più che una minaccia, l’AI sembra un collega fastidioso, che chiede in continuazione di ricontrollare il suo operato. Ma attenzione: il futuro potrebbe riservare sorprese.

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Pubblicato il
5 mag 2025
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