I chipmaker USA possono aggirare il ban di Huawei?

I chipmaker USA possono aggirare il ban di Huawei?

Nonostante il ban degli Stati Uniti, alcuni chipmaker USA avrebbero ripreso la fornitura delle componenti destinate ai prodotti di Huawei.
I chipmaker USA possono aggirare il ban di Huawei?
Nonostante il ban degli Stati Uniti, alcuni chipmaker USA avrebbero ripreso la fornitura delle componenti destinate ai prodotti di Huawei.

L’inclusione di Huawei nella Entity List degli Stati Uniti e il conseguente ban impediscono in via ufficiale all’azienda cinese di acquisire tecnologia di provenienza USA, ma stando a quanto riferito da quattro diverse fonti alla redazione del New York Times alcuni chipmaker come Intel e Micron stanno continuando a rifornire il gruppo di Shenzhen con prodotti per diversi milioni di dollari. In che modo? Etichettando le componenti fornite come di provenienza non americana.

Il ban di Huawei, il modo di aggirarlo

Accadrebbe da circa tre settimane. In questo modo Huawei sarebbe in grado di continuare a portare i suoi dispositivi sul mercato, inclusi quelli destinati al segmento mobile (smartphone). Non è chiaro se si tratta di componenti destinate a prodotti già lanciati oppure a quelli ancora non commercializzati. In ogni caso, la definitiva entrata in vigore del ban, a meno di ulteriori rinvii, proroghe o cancellazioni, è fissata nel 19 agosto.

Il NYT fa riferimento a una certa confusione che serpeggia persino tra i più stretti collaboratori di Trump: alcuni ritengono che aggirare il blocco sia da ritenere a tutti gli effetti una violazione poiché rende vani gli sforzi finalizzati a colpire il business di Huawei, visto da Washington come una minaccia per la sicurezza nazionale, altri sono invece favorevoli a una ripresa dei rapporti commerciali in quanto un’improvvisa interruzione causerebbe un grave danno economico anche per le realtà statunitensi (ed europee). Ricordiamo che, secondo quanto dichiarato dall’azienda stessa, Huawei acquista ogni anno circa 11 miliardi di dollari di tecnologia americana.

Intel e Micron chiamate in causa

Nessuna dichiarazione dalle due aziende chiamate in causa direttamente dalla voce di corridoio, Intel e Micron. A tal proposito si è espresso nei giorni scorsi John Neuffer, numero uno della Semiconductor Industry Association, organizzazione che tra i propri membri vede tutti i più importanti chipmaker e produttori di semiconduttori, già in contatto con la Casa Bianca per trovare una soluzione in grado di non compromettere il business delle realtà d’oltreoceano.

In seguito ai nostri confronti con il governo statunitense, è ora chiaro che alcuni beni possono ancora essere forniti a Huawei, in conformità a quanto previsto sia dalla Entity List sia dalle normative applicabili. Ogni azienda è impattata in modo differente, sulla base dei suoi specifici prodotti e della catena di fornitura. Ognuna deve valutare il modo migliore di condurre il proprio business rimanendo nel rispetto delle regole.

Sanjay Mehrotra, CEO e presidente di Micron, ha dichiarato nei giorni scorsi che la compagnia ha interrotto le spedizioni delle componenti verso Huawei in seguito all’inclusione dell’azienda cinese nella Entity List degli USA, riprendendole in parte due settimane fa dopo aver analizzato a fondo le normative vigenti e le tipologie dei prodotti interessati. Ha inoltre aggiunto che permane incertezza per i futuri sviluppi della situazione.

Trump e Xi Jinping al G20 di Osaka

Gli occhi sono ora puntati sul G20 di Osaka in scena nelle giornate del 28 e 29 giugno, dove l’atteso confronto diretto fra TrumpXi Jinping potrebbe portare a un superamento di questa fase di stallo. Dal faccia a faccia si apprenderà probabilmente lo stato di quella che da più parti è già stata battezzata una trade war tra le due superpotenze, in un momento delicato che vede, tra le altre cose, l’accensione a livello globale delle prime reti 5G.

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Pubblicato il 26 giu 2019
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