Chrome per Android è quasi open source

Chrome per Android è quasi open source

Gli sviluppatori di Google annunciano la fusione del codice di Chrome in versione Android con Chromium. Porte aperte all'arrivo di nuovi browser open source per l'OS mobile
Gli sviluppatori di Google annunciano la fusione del codice di Chrome in versione Android con Chromium. Porte aperte all'arrivo di nuovi browser open source per l'OS mobile

C’è voluto del tempo ma alla fine Chrome per Android è diventato open source. O quasi: gli ingegneri di Google hanno annunciato di aver integrato la quasi totalità del codice del browser mobile su Chromium, progetto open source alla base di Chrome e Chrome OS, ma anche di altri software di navigazione Web.

Fino a questo momento, la release Android di Chrome era impossibile da compilare a partire da Chromium per via del codice e dei componenti mancanti nel progetto FOSS: in seguito all’aggiunta di 100mila nuove linee di codice, però, power user e sviluppatori hanno ora a disposizione nuovi target per le “build” di Chrome specificatamente pensate per l’OS mobile di Mountain View.

L’arrivo del nuovo codice su Chromium porta in dote la virtual machine Java, gli elementi C++ e le risorse utilizzate da Chrome su Android, un risultato tra l’altro già anticipato una decina di giorni or sono dal team responsabile del software mobile presso Google.

Ovviamente, come già capitava per Chrome in versione desktop, il codice di Chromium non include quelle porzioni di codice proprietario integrate da Google nel suo browser gratuito – soprattutto per quanto riguarda i servizi esclusivi della corporation e il supporto ai codec audiovisivi sotto licenza.

Sia come sia, le conseguenze della fusione di Chrome per Android e Chromium sono importanti e potenzialmente significative: non solo gli utenti potranno compilare una versione open source “pura” di Chrome/Chromium da usare direttamente sull’OS mobile, ma gli sviluppatori avranno modo di realizzare un nuovo browser partendo proprio dalla base di codice di Chromium.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 26 mag 2015
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