DeepSeek afferma che i suoi modelli AI possono essere estremamente redditizi, addirittura del 545%. In un post su X l’azienda cinese si è vantata del margine di profitto “teorico” dei suoi servizi online. Ma c’è più di qualche asterisco da considerare.
🚀 Day 6 of #OpenSourceWeek: One More Thing – DeepSeek-V3/R1 Inference System Overview
Optimized throughput and latency via:
🔧 Cross-node EP-powered batch scaling
🔄 Computation-communication overlap
⚖️ Load balancingStatistics of DeepSeek's Online Service:
⚡ 73.7k/14.8k…— DeepSeek (@deepseek_ai) March 1, 2025
DeepSeek: profitti “teorici” del 545%
DeepSeek ha fatto due calcoli. Ha preso l’utilizzo dei suoi modelli V3 e R1 in 24 ore e ha immaginato che tutti pagassero la tariffa di R1. Risultato: 562.027 dollari di ricavi al giorno. Poi ha guardato i costi per noleggiare le GPU necessarie: 87.072 dollari.
Facile, no? Peccato che la realtà sia un po’ diversa. DeepSeek ammette che il suo fatturato effettivo è “sostanzialmente inferiore“. Colpa degli sconti notturni, del prezzo più basso di V3 e del fatto che molti servizi, come l’app e il sito web, sono gratis. Perciò se l’app e il sito fossero a pagamento e gli sconti non esistessero, probabilmente l’utilizzo crollerebbe. Quindi questi calcoli sembrano più un esercizio di fantasia che una vera istantanea dei conti di DeepSeek…
Ma perché la startup cinese ha voluto condividere questi numeri su GitHub? Forse per partecipare al dibattito sui costi e la potenziale redditività dell’AI. DeepSeek è balzata alla ribalta a gennaio con un modello che, secondo lei, eguaglia quello di OpenAI pur costando molto meno. E questo nonostante le restrizioni commerciali USA che impediscono alle aziende cinesi di accedere ai chip più potenti.
DeepSeek fa tremare i giganti (per un po’)
La tecnologia di DeepSeek non ha solo scosso Wall Street. La sua app ha brevemente scalzato ChatGPT di OpenAI dalla vetta dell’App Store di Apple. Salvo poi scivolare fuori dalla classifica generale e piazzarsi al sesto posto nella categoria produttività, dietro ChatGPT, Grok e Google Gemini. Insomma, l’AI è ancora un rebus, dove i costi e i profitti sono ancora tutti da decifrare.