DRM, il grande ritorno nei sogni delle major

DRM, il grande ritorno nei sogni delle major

Universal costringe Bolt.com alla svendita mentre MySpace filtra i contenuti video presenti sul network. Intanto BBC torna sui suoi passi sposando le tecnologie DRM. E Viacom? Pensa ad una MTV con la retromarcia
Universal costringe Bolt.com alla svendita mentre MySpace filtra i contenuti video presenti sul network. Intanto BBC torna sui suoi passi sposando le tecnologie DRM. E Viacom? Pensa ad una MTV con la retromarcia

Grandi movimenti in vista per i portali video basati sul contributo degli utenti: per un sito costretto a chiudere per pagare l’accordo legale strappatogli da Universal Music, un altro corre ai ripari censurando tutti quegli audiovisivi che potrebbero infastidire le major. Mentre Viacom, dopo aver fatto cancellare centinaia di migliaia di video da YouTube, progetta di mettere su un network autonomo per distribuire i contenuti di MTV. Parole d’ordine: DRM e orticelli chiusi, completamente in mano alle aziende di settore . BBC inclusa.

Bolt.com , dopo essere stato in circolazione per circa una decade cambiando varie volte modello di business, si è trovato infine costretto a vendere al meno trafficato rivale GoFish per racimolare abbastanza quattrini da dare a Universal Music . Il sito, che offre attualmente contenuti video alla maniera di YouTube, ha raggiunto col tempo una certa popolarità, arrivando a totalizzare, secondo fonti interne alla società, 15 milioni di visitatori unici al mese.

Ma il successo e il giro di affari non sono stati evidentemente sufficienti per fronteggiare le accuse legali di Universal , per il qual motivo l’azienda si è vista costretta a chiudere e svendere le attività. E non basta ancora: per pagare la cifra multi-milionaria richiesta dall’etichetta (cifra ancora da definire in concreto), Bolt.com offrirà denaro contante, titoli di borsa, royalty future e crediti.

Secondo alcuni commentatori, il comportamento di Bolt.com è piuttosto inconsueto : grazie alle norme previste dal DMCA americano, un content provider che riceva una diffida sui diritti di opere tutelate, se rimuove il materiale pubblicato è generalmente protetto da eventuali richieste di danni dell’accusa.

In questo caso la società ha deciso di non rischiare preferendo il male minore, la dismissione e il pagamento della cifra richiesta, piuttosto che l’obbligo di dover affrontare una causa dalla conclusione incerta e che sarebbe costata quanto i gestori non si sarebbero potuti permettere di spendere. E Bolt.com, a ben guardare, non ha le spalle molto ben coperte come quel YouTube passato sotto l’ala dell’onnipresente e ricchissimo Google.

Universal Music Group, ad ogni modo, ha ancora aperta una querelle legale con MySpace . E se per ora non si scorgono intese come quella appena siglata con la “piccola” Bolt.com, la major ha obbligato MySpace a introdurre un sistema di videofiltraggio per l’individuazione di video illegali . Basata sulla ricerca di metadati, la nuova tecnologia va ad aggiungersi alla già attiva MusicID per i brani musicali, e sarà disponibile gratuitamente anche alle altre etichette che ne facessero richiesta.

E Viacom , intanto, culla un network alternativo a GoogleTube e agli altri video portal più cliccati: sta per immettere i contenuti del celebre network musicale MTV in rete , legandoli però ai siti di sua proprietà. In questo senso va letta, quindi, la già citata denuncia contro YouTube che ha portato alla cancellazione di moltissimi video: il media owner intende gestire direttamente la distribuzione e la raccolta pubblicitaria. Agli utenti, comunque, dovrebbe essere consentito di integrare le videoclip del nuovo servizio nelle proprie pagine senza restrizioni specifiche.

Così era orientata anche BBC , che sembrava intenzionata a distribuire i suoi richiestissimi show on-line ai britannici per permetterne il riutilizzo e la rielaborazione in libertà. Secondo il primo audio-podcast mai prodotto dal celebre network, riporta Boing Boing , quelle promesse sono diventate letteralmente cenere, visto che ora si parla di contenuti distribuiti con tecnologie di protezione DRM molto stringenti , che tra le altre cose prevedono appena sette giorni di fruizione.

E la possibilità di remixare i contenuti? Sparita, ora si potrà soltanto “guardare e non modificare”. Con buona pace di chi tenta di combattere la distribuzione libera e gratuita del peer-to-peer, dice ancora Boing Boing, che è già abbondantemente utilizzata, dagli inglesi ma non solo, per scaricare le versioni degli show senza limitazioni o DRM di sorta .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 14 feb 2007
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