In seguito all’indagine della Procura di Milano, in collaborazione con la Guardia di Finanza, l’azienda di Elon Musk è stata accusata di dichiarazione infedele per il mancato pagamento dell’IVA sui profitti derivanti dall’uso dei dati degli utenti. X deve quindi versare 12,5 milioni di euro al fisco italiano. Un caso analogo riguarda anche Meta.
Evasione IVA dal 2016 al 2022
Al termine di un controllo fiscale (aprile 2024), la Guardia di Finanza ha scoperto il mancato versamento dell’IVA per gli anni dal 2016 al 2022. Elon Musk ha acquisito Twitter (oggi X) ad ottobre 2022, quindi i fatti riguardano la precedente amministrazione. All’inizio di gennaio, l’Agenzia delle Entrate ha notificato la contestazione e ora l’azienda statunitense deve pagare 12,5 milioni di euro entro aprile oppure avviare uno scontro legale.
La Procura di Milano ha avviato un’indagine simile a quella che riguarda Meta. L’iscrizione al social network è gratuita, ma gli utenti “cedono” lo sfruttamento dei propri dati personali. Le informazioni raccolte vengono “vendute” agli inserzionisti e X ottiene profitti. In pratica, il servizio digitale offerto non è realmente gratuito, ma avviene una permuta tra beni differenti soggetta a tassazione. Questa interpretazione è stata confermata da Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, TAR del Lazio e Consiglio di Stato.
Si attende ora la risposta di X, ma considerati i precedenti di Musk sembra certo l’avvio di uno scontro in tribunale. Meta è stata invece accusata di omesso versamento dell’IVA tra il 2015 e il 2021 per un totale di circa 877 milioni di euro. La Procura di Milano ha infine accusato Amazon di non aver versato 1,2 miliardi di euro di IVA sulle vendite effettuate tra il 2019 e il 2021 da aziende non europee.
Donald Trump ha recentemente minacciato di applicare dazi come ritorsione verso i paesi (Italia inclusa) che impongono il pagamento di tasse sui servizi digitali alle aziende statunitensi.