Foto su Facebook, i truffatori le usano per finti rapimenti

Foto su Facebook, i truffatori le usano per finti rapimenti

Nuova truffa che sfrutta le foto pubbliche su Facebook, LinkedIn e X per simulare rapimenti e chiedere riscatti.
Foto su Facebook, i truffatori le usano per finti rapimenti
Nuova truffa che sfrutta le foto pubbliche su Facebook, LinkedIn e X per simulare rapimenti e chiedere riscatti.

Le foto su Facebook stanno diventando una nuova forma di estorsione particolarmente crudele. I truffatori raccolgono le immagini pubblicate sui social network per orchestrare finti rapimenti e chiedere riscatti alle famiglie. Non sequestrano davvero nessuno, ma il panico che creano è reale. E i soldi che estorcono pure.

Foto pubbliche su Facebook usate per simulare rapimenti e chiedere riscatti

Come spiega l’FBI, i criminali setacciano Facebook, LinkedIn, X alla ricerca di profili con foto pubbliche. Raccolgono le immagini, le ritoccano se necessario con l’intelligenza artificiale, e le trasformano in false prove. Poi contattano i familiari con un SMS spaventoso: Abbiamo tuo figlio, se non paghi subito lo ammazziamo. Allegano la foto come prova.

Gli estorsori hanno affinato la tecnica. Inviano le loro minacce tramite app con messaggi effimeri, quelli che si autodistruggono dopo pochi secondi. Una strategia studiata per impedire un’analisi approfondita delle prove. Si vede la foto di un figlio con un cappio al collo per tre secondi, poi scompare. Il tempo di ragionare razionalmente è azzerato, il panico prende il sopravvento.

Le immagini sono spesso ritoccate malamente. Se si guardano con attenzione, si notano incongruenze: tatuaggi assenti, cicatrici che mancano, proporzioni sbagliate, mani con quattro o sei dita invece di cinque. Ma quando credi che un familiare sia in pericolo, si reagisce d’istinto. Ed è esattamente su questo che contano i criminali.

Come spiega Malwarebytes, questa pratica è l’evoluzione della clonazione degli account Facebook. Prima i truffatori si limitavano a usurpare l’identità per chiedere soldi agli amici. Ora trasformano foto innocue in strumenti di estorsione sofisticati, creando scenari di sequestro completi con tanto di prove visive. Il livello di stress psicologico inflitto alle vittime è incomparabilmente superiore.

Cosa consiglia l’FBI

Il Bureau federale americano ha pubblicato una serie di raccomandazioni per proteggersi. Prima di tutto, ovviamente, limitare la visibilità delle pubblicazioni sui social network. Facebook ha impostazioni di privacy che permettono di controllare chi vede post e informazioni del profilo. Usarle sarebbe un buon inizio.

Meglio condividere le foto delle vacanze al ritorno invece che in tempo reale. Le famiglie possono stabilire parole in codice note solo ai membri, per verificare l’autenticità di comunicazioni sospette. Se si riceve una richiesta di riscatto, la prima cosa da fare è chiamare direttamente la persona che sarebbe stata rapita. Prima di pagare qualsiasi cosa, è importante verificare che sia davvero nei guai. I truffatori puntano sulla fretta, sul panico che impedisce di pensare lucidamente.

L’FBI consiglia anche di salvare screenshot di qualsiasi prova ricevuta e segnalare immediatamente ogni tentativo di estorsione. Le autorità possono fare ben poco se non sanno che sta succedendo.

I social network hanno reso la condivisione così facile, così immediata, così gratificante che abbiamo smesso di chiederci chi sta guardando cosa. Pubblichiamo in automatico, senza pensare che ogni foto è un pezzo di informazione utilizzabile. La nuova ondata di truffe che sfrutta le foto pubbliche dovrebbe farci ripensare al nostro rapporto con la condivisione online. Non si tratta di smettere di usare i social, ma di usarli con un minimo di consapevolezza.

Fonte: Malwarebytes
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Pubblicato il
9 dic 2025
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