Ad oggi solamente coloro che hanno accesso agli strumenti di G Suite sono in grado di creare una riunione su Meet, mentre tutti gli altri possono esclusivamente inserire il codice di invito ricevuto per unirsi a una videoconferenza in corso, senza poterne organizzare. Il limite verrà meno entro le prossime settimane: Google sta per rendere il servizio gratuito per tutti.
Stiamo riprogettando il servizio realizzato per i meeting sicuri in ambito business, Google Meet, rendendolo gratuito e disponibile per tutti. Al fine di offrire a ogni persona la sicurezza e l’affidabilità che si aspettano da Google, ne consentiremo l’accesso entro le prossime settimane.
Per Google Meet basterà un account gratuito
L’unico requisito necessario sarà un account Google (per chi ancora non ne avesse uno), anch’esso ottenibile senza alcuna spesa. Il gruppo di Mountain View ha messo online una pagina dedicata alla novità in cui inserire nome, cognome e indirizzo email per ricevere un avviso non appena sarà disponibile. Il rollout sarà progressivo e andrà a interessare tutti presumibilmente entro la fine di maggio.
Come svelato oggi dal CEO di Google e della parent company Alphabet, Sundar Pichai, il numero di utenti Meet che in questo periodo di smart working si affidano al servizio cresce di tre milioni circa ogni giorno. Un trend innescato dalla spasmodica ricerca di soluzioni per rimanere operativi nonostante bloccati a casa per via della crisi sanitaria che interessa ormai gran parte del pianeta.
Altre piattaforme dedicate alle videoconferenze e alla collaborazione da remoto che hanno fatto registrare una forte crescita negli ultimi due mesi sono Zoom e Microsoft Teams.
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La notizia di per sè fa sicuramente piacere, in quanto tutto ciò che serve a contribuire all'intensificazione dei rapporti umani è sicuramente utile e opportuno. In particolare, come segnalato nell'articolo, sarà la gratuità, abbinata alle necessità del momento, per lo smartworking e gli utilizzi didattici nelle scuole e università, a rendere l'iniziativa piuttosto valida. Non credo però che questo sia un gesto di benevola unilateralità, una generosità improvvisa, una fiammata di comprensione alla diffusione degli incontri umani. Credo che la situazione sia molto più complessa di quella riflessa dalla sola necessità dello smartworking. Intanto fisserei l'attenzione sulla situazione negli Stati Uniti. Qui si parla di oltre 30 milioni di disoccupati, in molte fasce di censo e di reddito, anche se la categoria più colpita è quella dei meno abbienti. Con il calo della produttività, con l'interruzione dei corsi scolastici e universitari, con il blocco degli incontri scientifici e di ricerca, il rischio per l'economia statunitense si accresce. Inoltre la sempre maggiore scarsità di risorse economiche, dissuade certamente dal favorire i software e i servizi informatici a pagamento, proprio nel momento peggiore. Di ciò se ne sarà accorto l'estabilishment politico, economico e militare, ragion per cui non sarà stato difficile convincere in maniera "riservata" alcune società di gestione di servizi informatici e telematici ad "allentare" le maglie del profitto per favorire l'economia nazionale. Del resto, se la classe sociale statunitense si impoverisce, diminuiscono i ricavi dall'utilizzo di servizi a pagamento, con il rischio di vedere la concorrenza prendere piede. Non si può nemmeno escludere la crescita di società e servizi già gratuiti nel campo dello smartworking, sia pure a un livello meno efficiente, come ad esempio come JitsiMeet, con il rischio che acquisiscano un monopolio in breve tempo. Siccome presto consulenza gratuita a ex colleghi che operano nel campo scolastico, so benissimo come qui in Italia, ad esempio, tutti gli insegnanti di ogni ordine siano alle prese con i vari software del settore, a combattere con le configurazioni, con l'ampiezza di banda sulla rete, con la gestione di prodotti a pagamento o gratuiti, con la presenza o meno di server a scuola o nel comprensorio scolastico. Idem, ma con minore difficoltà, per le università. Un abbonamento a Gsuite costa un bel po', specie se è per tutto l'anno, quando a scuola è abbastanza facile all'occorrenza sforare sul numero dei partecipanti in contemporanea a più seduta di didattica a distanza con Gmeet, quando è fissato per contratto un numero limite di 250 partecipanti. Infatti tantissimi ricorrono a JitsiMeet, ed a programmi gratuiti per realizzare videolezioni, come Screencast O-Matic in versione free, con soli 15 minuti a disposizione per un video. Ovviamente sono in pochi a saper montare tre video consecutivi per un filmato più vicino alla durata dell'ora di lezione. Questo dà una idea delle difficoltà in cui versa il settore degli utenti di questi e di altri servizi attinenti, laddove c'è ancora una forte maggioranza di insegnanti che sono informatizzati solo per infarinatura generale, per i quali ad esempio la ricerca di dove si è salvato un video dopo la registrazione è arabo. Sono settimane che sto incollato anche 8 ore al giorno a fare consulenze con TeamViewer per tirare fuori dai pastici un sacco di conoscenti per delle cose che per me sono pura e semplice banalità. Posso quindi capire la opportunità di Google di fare una mossa del genere, comunque apprezzabile. Resta il fatto che bisognerebbe sapere che da tempo, nei Consigli di Amministrazione di queste grosse società, inclusa Microsoft, siedono come membri del Consiglio rappresentanti governativi sotto svariate spoglie, fra i quali sono inclusi esperti della NSA. Non è un segreto di stato, ma la faccenda è ben illustrata i vari siti di informazione sul web di buona credibilità. Quindi direi che si tratta di una buona manovra di patriottismo con la spinta governativa, e ciò non è sbagliato come principio. Vorrei che anche in Italia si fosse in grado di poter spingere le società di gestione delle telecomunicazioni e dell'informatica nella stessa direzione. Ma in uno stato come il nostro, dove il più sentito problema è quello di evadere ed eludere le tasse, chi se ne frega del patriottismo, se non a chiacchiere? Patriottismo sbandierato, con lo scopo di ottenere consensi e poi, una volta al governo , finalmente stravolgere la Costituzione e tornare agli antichi fasti. Comunque resta il fatto che Google non fa nulla per niente, se non c'è anche un altro tornaconto. Infatti, in tal modo, più utenti diverranno utenti di google, anche fosse solo per Gmail e Gmeet gratuito, e maggiore sarà la capacità di profilazione degli stessi che Google potrà operare, anche a danno dei concorrenti, per bilanciare gli eventuali mancati guadagni per la gratuità di uso di Gmeet. Tutto lecito, s'ntende, ma senza credere che questa sia un'opera di beneficenza alla maniera della "Salvation Army", e nemmeno di un "Medici senza frontiere".greenlitSarà gratuito... fino al 30 settembre. Detta come l'avete scritta voi fa pensare che sarà gratuito per sempre. Non è la stessa cosa (https://bit.ly/2WaCuDE)Cianoe' un articolo "sponsorizzato", come anche dice "fonte Google" e la pubblicita' finale. Non si vede? :-)Claudio Allocchiobhe, e' la risposta ovvia (ed attesa) di Google all'azione aggressiva di Zoom per provare a prenersi il mercato. Seguiranno anche altri (e Google puo' permettersi quello che vuole per attaccare un concorrente molto piu' piccolo di lui). Tecnicamente Meet e' "meno propietario" di Zoom (perche' ha sotto WebRTC). Come al solito va fatta molta attenzione a cosa dice il marketing ed a cosa c'e' scritto nel "fine print", e le limitaizoni che vengono offerte sia ora che in futuro. Non dimenticate la storia degli SMS: gratis per tutti... per farli diventare un bene indispensabile, e poi trasformati un una grossa fonte di guadagno per gli operatori quando non si poteva farne a meno. Zoom scrive anche in tutte le offerte "scontatissime" che fa ora per l'accesso illimitato e pieno "ci riserviamo di modificare le nostre tariffe unilateralmente e senza preavviso in qualsiasi momento a nostra discrezione"... tutti. Google annuncia gia' la versine "gold" di Meet, che gratis non sara' se si vogliono avere tutte le funzionalita'. "Un azienda non e' una fondazione benefica: il bilancio deve finire in attivo e distribuire guadagni ai soci" mi spiego' molti anni fa qualcuno... Inoltre, non a poco, la questione "dati", dove transitano, chi li osserva e perche': e non e' questione solo di GDPR. Per il mondo educazione e ricerca continueremo a dare servizi installati "in house", sotto il pieno controllo (e garanzia) della comunità' che li usa, anche tecnicamente, senza necessita' di finire su cloud e servizi governati da altri. Non dimenticatevi che esistono risposte altrettanto valide, e open https://iorestoacasa.work con sotto JITSI e eduMEET. Gli articoli che poi finiscono con la pubblicità' di un servizio, nemmeno chiaramente separata dal testo dell'articolo ("scopri l'offerta google....") dovrebbero far pensare bene i lettori... sono sponsorizzati da chi? "meditate gente meditate"... (R. Arbore).claudio allocchioGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commenti
Cristiano Ghidotti 29 04 2020
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