Google Music, su Android in anticipo sui tempi

Google Music, su Android in anticipo sui tempi

Gli smanettoni riescono ad accedere al nuovo, chiacchierato servizio di streaming musicale. Con un hack che svela uno streaming personale, diverso dal solito: parola d'ordine, fair use
Gli smanettoni riescono ad accedere al nuovo, chiacchierato servizio di streaming musicale. Con un hack che svela uno streaming personale, diverso dal solito: parola d'ordine, fair use

Il chiacchierato e oramai ampiamente confermato servizio di streaming musicale remoto di Google è una realtà da toccare con mano e smartphone Android, già accessibile adesso ancorché in maniera non ortodossa . Lo hanno scoperto i frequentatori del forum di XDA Developers , le cui “gesta” hanno contribuito a sbloccare l’accesso alla nuova funzionalità.

Il “trucco” consiste nell’utilizzare la beta del media player di “Honeycomb” aka Android 3.0 su smartphone androidi “sbloccati”, una pratica non supportata ufficialmente da Google ma che ha consentito di saggiare con mano il funzionamento del “cloud musicale” come lo intende Mountain View.

Con la beta del nuovo media player è possibile “sincronizzare” i propri brani musicali con i server di Google, cancellando in seguito i file dal client e potendo riascoltare i suddetti brani in streaming . Il fatto che l’hack funzioni anche sulle attuali versioni di Android suggerisce la volontà di Google di estendere la funzionalità oltre Honeycomb stesso.

Qualora la versione definitiva di questo “Google Music” si rivelasse essere esattamente quella scoperta dagli hacker, lo streaming musicale voluto da Mountain View si discosterebbe non poco dalla media di servizi del genere: piuttosto che pensare a monetizzare lo streaming con il business delle sottoscrizioni, Google avrebbe deciso di far leva sul principio del “fair use” che vuole l’utente in diritto di fare una copia dei contenuti legittimamente acquistati.

Come l’industria multimediale reagirà al fatto che tale copia venga salvata sui server di proprietà di Google è una questione ancora tutta da valutare .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
8 mar 2011
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