HP e Autonomy, niente denuncia britannica

HP e Autonomy, niente denuncia britannica

Le autorità del Regno Unito chiudono la partita legale sulla presunta truffa di Autonomy ai danni di HP: non ci sono prove sufficienti per reggere l'accusa in tribunale. Il contenzioso continua negli USA
Le autorità del Regno Unito chiudono la partita legale sulla presunta truffa di Autonomy ai danni di HP: non ci sono prove sufficienti per reggere l'accusa in tribunale. Il contenzioso continua negli USA

Hewlett-Packard deve ancora smaltire del tutto gli effetti disastrosi dell’acquisizione dell’azienda di software Autonomy, e almeno per quel che riguarda le autorità legali del Regno Unito, la prospettiva di una causa in tribunale è definitivamente sfumata.

Il Serious Fraud Office (SFO), il dipartimento governativo che si occupa dei casi di frode e corruzione più gravi e complessi alle dipendenze generali dell’avvocatura di stato, ha infatti comunicato la conclusione delle indagini e la chiusura del caso per manifesta insufficienza di prove.

L’SFO ha stabilito che, stanti le informazioni a disposizione dell’organizzazione, “non ci sono prove sufficienti per una prospettiva realistica di condanna”. L’indagine governativa era partita dal 2013 su imbeccata di HP, che spese quasi 9 miliardi di dollari per acquisire Autonomy e poi accusò il management di truffa e frode fiscale per mezzo di libri contabili contraffatti.

La decisione di SFO è stata ovviamente accolta con giubilo da parte di Mike Lynch, ex-boss di Autonomy che ora vorrebbe inchiodare HP alle sue “accuse false” e alle altrettanto false dichiarazioni diffuse nel corso della vicenda.
Ma HP non demorde e dice di continuare a credere in quel che dice: Autonomy avrebbe truffato la corporation americana, e il caso chiuso nel Regno Unito continua comunque al di là dell’Atlantico a opera delle autorità degli States ancora impegnate nelle indagini.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
21 gen 2015
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