Roma – Possono avere a disposizione impianti scolastici fatiscenti, università al limite della bancarotta e problemi di energia per l’alimentazione dei loro computer, eppure i giovani programmatori russi sembrano avere tutte le carte in regola per rappresentare la “crème de la crème” degli sviluppatori software nel mondo. Almeno questo è quanto si evince dall’ultima edizione di una competizione internazionale sponsorizzata da IBM che si è svolta come ogni anno ad Orlando, in Florida.
Alla gara hanno partecipato 60 team di giovani sviluppatori. Tra i primi 15 arrivati ci sono cinque squadre provenienti da università russe. E il primo posto è stato assegnato proprio ad un team russo inviato dall’ Università di San Pietroburgo . Nelle cinque ore a disposizione sono riusciti a risolvere sette degli otto problemi posti dal concorso realizzando software sfruttando il linguaggio di programmazione Pascal. E i loro risultati sono stati considerati i migliori.
Nikolai Durov, Andrei Lopatine e Oleg Eterevsky, assistiti da un “allenatore” e con una “riserva”, sono riusciti a mettere in riga agguerriti avversari, soprattutto statunitensi, che nella stragrande maggioranza dei casi studiano e lavorano con supporti che difficilmente vengono messi a disposizione degli studenti russi.
Nella classifica dei primi 15 si nota al quarto posto un pari merito ottenuto dall’istituto di Meccanica e Ottica di San Pietroburgo e all’undicesimo un altro pari merito dell’Università statale di Mosca. Al 15esimo posto si sono inserite le Università di Novosibirsk e quella degli Urali del Sud. Va detto che dietro i team russi si sono classificati quelli, ben più “sponsorizzati”, delle Università americane di Duke e, soprattutto, di Harvard.
La stampa che ha coperto l’evento ha dato particolare enfasi al fatto che il terzetto di programmatori vincenti fosse al secondo anno di studio universitario. Ai tre sono stati assegnati, ciascuno, 3mila dollari di premio e dei notebook Thinkpad IBM.
Di interesse l’opinione che della cosa si è fatto Jason Horowitz, manager di Sun Microsystems operativo sul mercato russo, secondo cui “la base di capacità che i russi hanno sviluppato è particolarmente valida nell’area dei software e del loro sviluppo grazie alle loro capacità matematiche”. Opinioni confermate anche da Alexei Odinokov, della Intel di Nizhny Novgorod, secondo cui “gli studenti russi comprendono più profondamente i modelli della matematica. In Occidente si prende un algoritmo e si cerca di utilizzarlo al meglio. In Russia per ottenere la soluzione di un problema si cercano tutti gli algoritmi che potrebbero essere utilizzati per risolverlo”.
Ma non è tutto oro quel che luccica, secondo gli esperti. Pare infatti che i programmatori russi risentano della difficoltà di applicare le proprie capacità alla produzione di software commerciale. Secondo Odinokov, “la differenza si nota quando un team di scienziati lavora su un problema per risolverlo al meglio mentre, nell’industria, può essere più importante finire entro un certo giorno e lanciare il prodotto piuttosto che perfezionarlo e lanciarlo successivamente”.
Va detto che per Mosca la bravura dei suoi programmatori è ben più di un vanto, vista la forte crescita del settore informatico in tutto il paese e nella sua economia, ma è anche fortissima la “fuga dei cervelli”, ovvero dei programmatori che in Occidente possono trovare paghe molto più alte e condizioni di lavoro migliori. E va registrato in questo senso l’intervento di Vladimir Putin, il presidente russo, che ha pubblicamente dichiarato di voler offrire ai giovani sviluppatori nuove opportunità. Intanto, però, la Germania prima e gli Stati Uniti poi hanno appena varato normative che aprono le frontiere ad una grande quantità di programmatori stranieri la cui immigrazione era fortemente regolamentata. E non è chiaro cosa Mosca potrà offrire per tenersi “cotanti cervelli”.