I sogni quantistici della NSA

I sogni quantistici della NSA

L'agenzia statunitense lavora a un computer quantistico in grado di crackare ogni genere di codice crittografico. Il Datagate si mischia con i qubit, ma siamo ancora lontani da una possibile implementazione pratica della teoria
L'agenzia statunitense lavora a un computer quantistico in grado di crackare ogni genere di codice crittografico. Il Datagate si mischia con i qubit, ma siamo ancora lontani da una possibile implementazione pratica della teoria

Sono online le ultime novità sul fronte del Datagate , con i soliti documenti forniti da Edward Snowden a svelare i piani della NSA per la realizzazione (o lo studio di fattibilità) di un computer quantistico fatto e finito. Duplice obiettivo, naturalmente, è attaccare il mondo intero e difendere le criptoinformazioni statunitensi dalle aggressioni esterne.

L’agenzia spionistica statunitense si unisce dunque alla già lunga schiera di università, istituti di ricerca e corporation private impegnate a sbrogliare la matassa del quantum computing , possibile futuro orizzonte della tecnologia informatica costruito a partire dai principi della meccanica quantistica e dotato di capacità ben al di là di quanto possibile oggi con i calcolatori tradizionali.

NSA ha già a disposizione capacità anti-crittografiche praticamente uniche al mondo , ma evidentemente non basta ancora: un programma di ricerca chiamato Penetrating Hard Targets può contare su un investimento di 79,7 milioni di dollari, e uno degli obiettivi per il 2013 è “dimostrare il decoupling dinamico e un controllo quantistico completo su due qubit semiconduttori”.

Gli esperimenti di NSA sul quantum computing vengono condotti all’interno di ampie stanze schermate che funzionano da gabbie di Faraday, spiegano i documenti di Snowden, e apparentemente l’agenzia statunitense se la gioca con i laboratori svizzeri ed europei in fatto di avanzamenti nella ricerca.

Non che all’atto pratico la cosa faccia molta differenza: NSA ammette di non aspettarsi “rivoluzioni immediate” in ambito quantum computing, e gli esperti del MIT danno per “improbabile” la capacità dell’agenzia di superare in maniera significativa le conoscenze già note ai ricercatori della comunità scientifica del “mondo aperto”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 gen 2014
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