I vapori di Microsoft.net

I vapori di Microsoft.net

di M. Mantellini. Cosa c'è dietro un lancio che pare aver suscitato più perplessità che convincimenti? Di certo c'è solo una cosa: è la rete che deciderà i destini del gigante di Redmond
di M. Mantellini. Cosa c'è dietro un lancio che pare aver suscitato più perplessità che convincimenti? Di certo c'è solo una cosa: è la rete che deciderà i destini del gigante di Redmond


Web – Steve Ballmer e Bill Gates qualche giorno fa hanno congiuntamente presentato alla stampa la nuova grande idea di Microsoft. L’hanno denominata Microsoft.Net causando un poco di raccapriccio nei vecchi utenti di Internet che ancora ricordano come i domini .net fossero originiariamente nati per raccogliere sul web siti contenenti risorse pubbliche.

Forse Microsoft.com sarebbe stato un nome più azzecato per questa grande annunciata rivoluzione negli orientamenti del maggior produttore di software del pianeta.

Di cosa si tratti in concreto è difficile dirlo. Non è un caso che lo stesso Ballmer ai giornalisti presenti alla conferenza stampa a Redmond, dopo quattro ore e mezzo di presentazioni e demo, abbia detto scherzando che forse molti in sala si stavano ancora chiedendo cosa mai questo dot.net fosse in realtà.

Quello che traspare dai documenti di presentazione è intanto che Microsoft accentua ulteriormente la sua traslazione (iniziata qualche anno fa con molto ritardo) verso l’universo Internet. Seguendo una filosofia che ha trovato fino ad oggi molti estimatori e pochissimi soggetti intenzionati a metterla in pratica, gli sforzi della casa di Redmond saranno nei prossimi due o tre anni orientati a fornire agli sviluppatori e agli utenti un ambiente di programmazione e una piattaforma di nuova generazione che consenta attraverso il linguaggio XML di “far dialogare” in rete device diversi e, in molti casi, nuovi.

I critici più accesi del colosso del software fondato da Bill Gates non hanno atteso più di qualche minuto per bollare esplicitamente Microsoft.Net come “vaporware” (termine folkloristico che descrive la tendenza, tutta propagandistica, già utilizzata da Microsoft in passato per pubblicizzare futuri software che ancora non esistono, nella speranza di richiamare l’attenzione dei concorrenti e degli investitori).

Che si tratti di vaporware o meno qualche perplessità sulla iniziativa .Net pare più che lecita.

Microsoft con questo progetto si dimostra assai in sintonia con la direzione che lo sviluppo di Internet sembra aver imboccato da qualche tempo a questa parte (alludo alla tendenza al peer to peer che molti software di nuova generazione come Napster stanno imponendo) e introduce un mutamento direzionale che, se effettivamente applicato, cambierà anche le modalità di fruizione dei software prodotti a Redmond.

Non avremo più (forse) una scatola con un CD e una licenza all’interno da acquistare, ma un abbonamento mensile per un servizio di accesso ai dati e agli applicativi via Internet, gestibile attraverso periferiche diverse (dai cellulari ai PDA, dai PC casalinghi a nuovi prodotti hardware pensati per tali scopi) sul genere di quanto immaginato ormai qualche anno fa (e mai fino a oggi concretamente applicato) da Java prima e da Jini poi.

Qualche perplessità dicevamo: inevitabili, se si ascolta Steve Ballmer rassicurare i programmatori dicendo :”Noi forniremo la medesima apertura che abbiamo fornito con Windows” o anche solo pensando al fatto che il centro tecnologico di Microsoft.Net e di tutti i software che ci gireranno dentro sarà l’XML, un linguaggio derivato dall’HTML (con cui sono scritte le pagine web attuali) per definizione “aperto”.

La tendenza di Microsoft ad impossessarsi dei linguaggi aperti (come Sun sostiene sia accaduto con il linguaggio Java, nella lunga causa che ha opposto i due produttori americani) per renderne incompatibile la propria versione con gli applicativi degli altri produttori (come è accaduto del resto recentemente con la versione di Kerberos inclusa in Windows 2000), costringe a guardare con qualche sospetto ogni dichiarazione in tal senso.

A meno che la solo formale retrocessione di Bill Gates a gran capo dei programmatori Microsoft non abbia causato un salutare e inatteso cambiamento di rotta nella travolgente voglia di annichilire ogni possibile avversario, caratteristica dominante di Microsoft dalla sua nascita nel 1975 ad oggi, e che è stata anche una delle principali ragioni del suo successo mondiale.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
7 lug 2000
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