IBM: ecco l'RFID che difende la privacy

IBM: ecco l'RFID che difende la privacy

Big Blue ha realizzato un'etichetta RFID destinata alla grande distribuzione: i consumatori, una volta acquistato il prodotto chippato ne possono strappare una parte. Per tutelarsi
Big Blue ha realizzato un'etichetta RFID destinata alla grande distribuzione: i consumatori, una volta acquistato il prodotto chippato ne possono strappare una parte. Per tutelarsi

Anchorage (USA) – I laboratori di ricerca IBM hanno creato una etichetta a radiofrequenza per salvare la privacy dei consumatori. Nata da un’idea semplice ma efficace, la nuova tecnologia a radiofrequenza permette alle grandi catene di distribuzione di lasciare inalterate le proprietà identificative dei chip inseriti nei prodotti in vendita ed al tempo stesso di salvaguardare la riservatezza degli acquirenti. Questo perché le etichette possono essere strappate, così da limitare la portata del segnale radio .

In questo modo, spiega Eric Gabrielson di IBM, “si può sempre leggere le informazioni contenute nel chip RFID, ma soltanto da una distanza di pochi centimetri”. Il consumatore, al momento dell’acquisto di un prodotto “chippato”, potrà infatti staccare l’antenna integrata nell’etichetta a radiofrequenza.

Senza antenna, la portata del chip scende da molti metri a pochi centimetri. L’accorgimento servirà ad evitare a monte le potenziali spiacevoli conseguenze della tecnologia RFID , quali la possibilità d’essere rintracciati a distanza dopo l’acquisto di un oggetto così etichettato .

Nonostante l’Italia sia ancora indietro , negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna la tecnologia RFID sta prendendo sempre più piede, soprattutto nel settore della grande distribuzione commerciale, dove si avvia a sostituire l’onnipresente sistema di codici a barre. Le etichette a radiofrequenze, solitamente, vengono utilizzate anche in ambito biometrico , come ad esempio nei cosiddetti passaporti elettronici e nelle carte di pagamento dotate di smart-chip.

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Pubblicato il 4 mag 2006
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