Immuni è un progetto che ha bisogno di tutti: è un’app di proiezione collettiva, che alla collettività deve rivolgersi, perché soltanto tramite un approccio collettivo potrà offrire risultati ad una collettività. Di per sé non ha alcuna valenza personale se non la si inquadra in quest’ottica.
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Ma è proprio per questo motivo che ogni dettaglio può far la differenza e ci sono aspetti che vanno approcciati con particolare cura. Basta un’immagine mal pensata, ad esempio, per portare l’app dalla parte sbagliata della narrazione proprio nel momento in cui l’app ha bisogno di accelerare sul fronte dei download.
Immuni: l’immagine della discordia
Questa immagine tratta dalle grafiche ufficiali di Immuni dimostra quanto basti poco per togliere ossigeno ad un progetto che di ossigeno ha ampiamente bisogno:
Nell’immagine si vede una donna accudire un bambino e un uomo lavorare da casa. Un’immagine che, secondo molti, richiama una fotografia vetusta e sessista della società, escludendo ogni emancipazione e attribuendo alla donna il ruolo standard di mamma e casalinga. Su Twitter sono varie le richieste di un correttivo che, con ogni probabilità, verrà posto in essere di dalle prossime release (lo sforzo è minimo e il risultato è utile).
Ministra @elenabonetti la prego gentilmente di parlare con la Ministra @PaolaPisano_Min perchè questa immagine fuori dal tempo e dalla storia deve essere cambiata. Ho scritto #deve, si, perché lo dovete alle donne italiane che non meritano tutto questo. Grazie. #ImmuniApp pic.twitter.com/fJl5ihfUhO
— anna paola concia (@annapaolaconcia) June 3, 2020
L’immagine di una donna che accudisce e di un uomo al lavoro al Pc riflette uno stereotipo superato dal tempo. #ImmuniApp lo ripropone in modo assolutamente improprio. Credo e spero si possa intervenire. Non c’è infatti innovazione senza lotta e agli stereotipi di genere. pic.twitter.com/LKXX3XtuTF
— valeria fedeli (@valeriafedeli) June 3, 2020
La #donna col bambino e l’ #uomo col computer. L’immagine dell’ #ImmuniApp. Non credo ci sia da aggiungere nessun commento. Purtroppo. ?
— Enrico Letta (@EnricoLetta) June 2, 2020
Un errore ingenuo che cavalca uno stereotipo e su questo c’è poco da aggiungere – se non accodarsi alla richiesta di quanti auspicano una solerte correzione. Ma per onor di verità occorre spezzare una lancia anche nei confronti di chi ha disegnato le grafiche dell’interfaccia, poiché un’altra immagine dimostra quanto questo primo esempio trovi contraltare in una immagine di significato uguale e contrario (e il tutto delinei una narrazione complessiva coerente):
Se nella prima c’era la donna con un bambino, nella seconda con la bambina c’è un uomo. Insomma: meglio archiviare refuso e polemiche fin da subito, così da ripulire rapidamente l’immagine di un’app che ha ambizioni ben più alte di una polemica legata alle sequenze illustrative incluse nell’interfaccia grafica.
Ecco la risposta
La risposta è affidata ad una nuova grafica. Questa volta al computer c’è la mamma, mentre il pargoletto è passato al marito. Politically correct: lieto fine?