LHC, ancora conferme per il modello standard

LHC, ancora conferme per il modello standard

L'acceleratore europeo continua a riservare sorprese nel campo della fisica dei quanti, un campo con teorie sempre più solide grazie alle conferme sperimentali verificate a Ginevra. Prossima tappa: materia ed energia oscure
L'acceleratore europeo continua a riservare sorprese nel campo della fisica dei quanti, un campo con teorie sempre più solide grazie alle conferme sperimentali verificate a Ginevra. Prossima tappa: materia ed energia oscure

Il Large Hadron Collider (LHC) è appena ripartito e si appresta a raggiungere livelli energetici mai toccati prima, ma i dati raccolti negli anni scorsi dagli esperimenti che fanno uso del gigantesco acceleratore di particelle europeo continuano a svelare i misteri della fisica subatomica e a confermare la validità del modello Standard .

L’ ultima scoperta del CERN si basa sull’analisi di dati risalenti al 2012, e riguarda l’osservazione, per la prima volta nella storia della fisica, di un raro processo di decadimento delle particelle elementari note come mesoni B neutri. Tutto come previsto dal modello standard della fisica delle particelle, più o meno.

Il modello Standard prevede che i due tipi di mesoni B neutri (mesoni B strange e mesoni B non strange) decadano con una probabilità rispettivamente di una su un miliardo e una su dieci miliardi, un evento la cui rarità ha precluso l’identificazione concreta del processo di decadimento da parte dei ricercatori.

Lo studio approfondito dei dati di tre anni fa, raccolti dagli esperimenti CMS e LHCb, ha invece evidenziato la presenza di tali processi all’interno dei condotti supermagnetici dell’LHC, sebbene la percentuale di decadimento dei mesoni sia risultata essere quattro volte superiore alle previsioni teoriche del Modello Standard.

L’individuazione del decadimento dei mesoni neutri rappresenta l’ennesimo successo dell’acceleratore di particelle europeo, un risultato che fornisce ulteriore stabilità alle teorie sulla fisica subatomica pur con un’esposizione mediatica enormemente inferiore alla famigerata “maledetta” particella nota come bosone di Higgs.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
14 mag 2015
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