LHC, finale col botto

LHC, finale col botto

Dopo rinvii e guasti gli scienziati del CERN di Ginevra possono festeggiare il loro primo successo: lo scontro tra fasci di particelle più potente della storia. Nella speranza che sia il primo di una lunga serie
Dopo rinvii e guasti gli scienziati del CERN di Ginevra possono festeggiare il loro primo successo: lo scontro tra fasci di particelle più potente della storia. Nella speranza che sia il primo di una lunga serie

“I primi passi mossi nel territorio della nuova fisica”. Così è stato definito dai tecnici e dai responsabili del CERN uno degli esperimenti per cui è stato costruito il Large Hadron Collider di Ginevra, che oggi, dopo aver attraversato una serie guasti tecnici, ha prodotto la prima collisione tra due fasci di protoni con un energia di 7 TeV .

L’evento, che fa parte del progetto ATLAS, è stato trasmesso in diretta sul webcast ufficiale del CERN, ma anche Twitter non è stato disdegnato come mezzo per diffondere più rapidamente le notizie che venivano dai laboratori. La collisione infatti non è avvenuta al primo tentativo: solo al terzo gli scienziati hanno potuto stappare lo champagne tenuto al fresco per un anno e mezzo, ma anche in quelle ore concitate precedenti il successo i cinguettii provenienti dalla sala di controllo lasciavano trasparire fiducia nella riuscita dell’esperimento.

Così è stato. Dopo aver lavorato ininterrottamente per ore, LHC verrà riportato a uno stato di quiete nelle prossime. Lo step successivo dovrebbe consistere nell’ aumentare il numero di fasci di protoni da sparare nell’immensa struttura circolare , lunga 27 chilometri, per ottenere nuovi dati e, come ha esclamato uno dei tecnici nei momenti immediatamente successivi alla collisione, “scrivere nuove pagine sui libri di fisica”.

Estremamente grande e potente, ma anche piuttosto fragile, LHC aveva incontrato fino dalla prima accensione una serie di problemi che ne hanno pregiudicato l’entrata in funzione nel tardo 2008, producendo un ulteriore ritardo sulla tabella di marcia. Tenuto fermo per quasi un anno gli sono state applicate delle modifiche che gli avrebbero permesso, come è poi successo, di raggiungere i 7 TeV di energia: una quantità di energia tre volte maggiore rispetto a quella del Tevatron di Chicago.

Nonostante sia stato pensato per resistere a un massimo 14 TeV, le prime prove con quantità di energia maggiori avranno luogo, secondo i responsabili del CERN, non prima della fine del 2011, quando verrà spento per un altro anno al fine di compiere importanti interventi di manutenzione. Per poi farlo ripartire alla ricerca della materia oscura e del bosone di Higgs .

Giorgio Pontico

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Pubblicato il 30 mar 2010
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