La Libra è allucinazione collettiva

La Libra è allucinazione collettiva

Da secoli il denaro fa discutere per il suo ruolo nell'economia e nella società, ma con la Libra si potrà tornare a metterne in discussione l'essenza.
La Libra è allucinazione collettiva
Da secoli il denaro fa discutere per il suo ruolo nell'economia e nella società, ma con la Libra si potrà tornare a metterne in discussione l'essenza.

Con l’annuncio della Libra è destinata a scatenarsi una ridda di analisi che vanno dall’economia, alla tecnologia, fino al sociale, attraversando tutte le variazioni del possibile nell’area intermedia tra le varie materie coinvolte. Sebbene Libra non sia che una ennesima criptovaluta, e nemmeno la migliore tra queste, ha infatti alle spalle una potenza di fuoco immensa, costituita dalla somma del valore di tutti i brand coinvolti. Le criptovalute, quel tipo di asset che fa storcere il naso a più di una persona, improvvisamente si trovano supportate da Visa, Mastercard, PayPal, Spotify, Facebook e quanti altri: impossibile ignorare la cosa, tanto impossibile da costringere tutti a una riflessione. E la riflessione sta salendo tanto in alto da permeare inevitabilmente anche la politica, la finanza e l’opinione pubblica tutta. La Libra è sulla bocca di tutti e questa è di per sé già una vittoria laddove affermarsi significa esistere.

Libra è un macigno che si sta per scagliare sulla realtà, costringendo ad aprire gli occhi sull’impatto materiale che è in grado di scaturire dalla dimensione digitale. Chi vuole le chiami pure ancora “monete virtuali”, ma di virtuale presto ci sarà ben poco: ci sarà soltanto qualcosa di effettivamente ingombrante (la Libra) e qualcosa di ininfluente (una miriade di ICO non andate a buon fine, un manipolo di criptovalute mai affermatesi davvero e pochi unicorni che, pur non convincendo, ne hanno fatta di strada).

L’allucinazione collettiva

L’inflazione che caccia nelle mani dell’individuo, in un gesto solo, miliardi di marchi, lasciandolo più miserabile di prima, dimostra punto per punto che il denaro è un’allucinazione collettiva.

La provocazione di Manlio Sgalambro (in musica con Battiato nel 2004) è un valido punto di partenza per capire cosa sia Libra nella sua essenza. Perché sarebbe futile pensare che una criptovaluta è meno solida di una banconota da 10 euro soltanto perché la Libra non è fatta di carta. Sarebbe altrettanto futile pensare che una banconota da 30 euro non possa esistere, visto che basterebbe stamparla presso i canali ufficiali. Il denaro è fatto di pubblica accettazione, così come la grammatica, così come il Sistema Internazionale delle unità di misura: è una convenzione, nata per creare elementi a fattor comune che ci consentano di librarci nel mercato senza incorrere nei problemi del baratto. La moneta, semplicemente, si è dematerializzata: da cilindro d’argento a carta con filigrana, diventando poi valuta in varia forma e passando quindi per le piccole dimensioni di un bit. Oggi i pagamenti avvengono con un “tap” ed in questa dimensione ecco emergere le criptovalute.

Facebook, il nome che più di ogni altro ha materializzato l’idea del piccolo mondo fino a detronizzare anche l’idea dei “sei gradi di separazione”, ha così abbracciato questo nuovo passo: la Libra è la moneta ideale per questa allucinazione collettiva, così come il Like è l’interazione ideale. Se conveniamo che sia questa la dimensione entro cui vogliamo interagire con le persone, commerciare con le persone, amare le persone, discutere con le persone, allora ecco che la Libra incarna la soluzione ideale poiché in grado di agire al di sopra dei confini, al di sopra dei linguaggi e al di sopra di qualsivoglia vincolo. Bisogna solo chiedersi se sia questa la dimensione entro cui desideriamo agire. Ed esistere.

L’autentico sentimento scientifico è impotente davanti all’universo.

Si immagini di indossare un visore 3D per la realtà virtuale, di incontrare su Second Life un conoscente (l’esempio “Second Life”, sia pur se vetusto, non è stato scelto a caso poiché incarna perfettamente questa dimensione alternativa e parallela) e di concordare lo scambio di una consulenza. Una volta prestata, andrà pagata in Euro (poiché il contenuto viene passato a tutti gli effetti) o in Libre (poiché lo scambio avviene in una dimensione parallela)? La domanda, per spinosa che possa essere, è di fondo inutile, poiché se si conviene che entrambe le monete hanno un valore, allora entrambe hanno dignità di valuta.

Sta tutto qui: se l’allucinazione collettiva si fa reale, se la Libra diventa valore convenzionale, allora sarà universalmente accettata e valida. Senza discutere. Il potere immenso che si sta concentrando dietro la Libra Association lascia supporre che questa fase sarà rapida e forte, senza ostacoli. Tutto cambia, però, quando si intende convertire la Libra in dollari (o Euro o altro): è esattamente in questo guado che si incontreranno/scontreranno le logiche del social network e quelle dello Stato Nazionale. esigenze diverse, vocazioni diverse, storie diverse e diverso rapporto con le persone.

L’ordine, già il termine ha qualcosa di bieco, che sa di polizia, adombra negli adepti le forze dell’ordine cosmico, i riti cosmici.

L’universo delle cose da tenere in considerazione è ben più ampio della sola tecnologia che sta dietro alla Libra e nessuna valutazione è possibile se si parte da posizioni preconcette. Perché su questo bisogna convenire: se la Libra è convenzione accettata/accettabile, la Libra ha dignità di valuta e tutto quel che si può discutere è il suo ruolo nell’economia reale, la sua eventuale tassazione, i tassi di cambio, il rating, i pericoli della concentrazione dei capitali, la loro ricaduta sociale, la sua magnitudo negli equilibri finanziari, i rapporti di forza con l’economia reale. Per ingombrante che sia, la Libra è un nuovo asset internazionale e come tale andrà trattato, nel bene e nel male.

Secondo quanto rivelato da Bloomberg, alcune grandi banche USA stanno discutendo con la Libra Association possibili collaborazioni: maggiore è il coinvolgimento nella Libra, maggiore è la sua solidità e la sua leva per entrare nel mondo reale. Ma si tratta di qualcosa di nuovo e impervio, dall’impatto difficilmente misurabile e mai verificato in passato. Di qui i timori della politica, la quale ha il dovere di ragionare al di là dell’economia e dell’interesse finanziario, per capire se generare nuovi tipi di intermediari non possa depauperare la ricchezza collettiva ed il benessere percepito. Cosa faranno le banche? Sfideranno i colossi del digitale cercando di essere spalleggiati dagli stati nazionali, oppure si inseriranno nel flusso accettando un ruolo comprimario?

Il numero è ordine e disciplina. Ciò con cui si indica lo scopo della scienza, tradisce col termine la cosa.

La Libra non ha confini, ma ha dei padroni. La Libra non ha banche centrali, ma ha una blockchain permissioned. La libra non ha materialità, ma è garantita da asset reali. La riflessione per assurdo è: gli asset reali potrebbero essere garantiti dalla Libra? Se avviene solo il contrario, allora possiamo considerarci sempre e comunque arroccati sulle dinamiche figlie e nipoti del “gold standard”, oppure la blockchain ispirerà inesorabilmente una nuova forma di economia?

Queste risposte, ad oggi, possono arrivare più da un filosofo che non da un economista o un ingegnere informatico. Per questo occorre partire da questo tipo di ragionamento, per poi addentrarsi nelle dinamiche di una moneta peculiare come quella proposta da Facebook: possiamo sostenere con valide ragioni che la Libra dimostra punto per punto che il denaro è un’allucinazione collettiva?

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Pubblicato il 21 giu 2019
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