Con il recente annuncio del kernel 6.18 nella sua versione finale, il padre di Linux ha confermato che la successiva 6.19 dovrebbe arrivare entro febbraio (la prima Release Candidate già nei prossimi giorni). Tra le modifiche apportate, una in particolare fa riferimento alle linee guida sul linguaggio inclusivo introdotte ormai diversi anni fa, le stesse che hanno già messo al bando termini come master/slave e blacklist/whitelist. Il prossimo a farne le spese chiama in causa il genocidio.
La funzione d_genocide() fuori dal kernel Linux
Più nel dettaglio, la funzione d_genocide() presente dal 2023 come parte degli aggiornamenti alla dcache (directory entry cache, DCACHE_GENOCIDE) sarà eliminata. Il ruolo assegnatole era quello di eliminare il dentry (directory entry) specificato, insieme a tutti i suoi figli. Va precisato che la parola non è in ogni caso mai stata mostrata dalle distro sugli schermi degli utenti finali.
La richiesta di cancellazione arriva dallo stesso sviluppatore che l’ha proposta in origine, Al Viro. Già al tempo accese una discussione, a cui rispose in questo modo.
Abbiamo identificatori come
uccidere,abortiree così via, non spariranno mai. Conviveteci.
Ora sembra aver cambiato idea e aver rivisto la propria posizione. Come si può immaginare, non tutti sono d’accordo. C’è chi nei forum ritiene la scelta controproducente e addirittura lesiva della libertà di parola, argomentando così.
Cambiare nome … è sbagliato perché dobbiamo preservare il diritto di dare alle nostre funzioni il nome che riteniamo più opportuno. Il che, come tutti sappiamo, è un fondamento fondamentale della libertà di parola.
Tornando al kernel 6.18, la versione è stata designata LTS (Long-Term Supporto), garantendo così il supporto almeno fino al dicembre 2027. Sarà la base su cui poggeranno distribuzioni come Fedora, Arch Linux e openSUSE. È invece giunta l’ora della 5.4, il suo ciclo vitale è al termine dopo sei anni dal lancio e più di 300 aggiornamenti.