Ma chi si lamenta dei costi di connessione?

Ma chi si lamenta dei costi di connessione?

Nei paesi ricchi, Italia compresa, molti non digeriscono tariffe considerate ancora troppo alte. Altrove, su mercati emergenti ed esplosivi come quello cinese, le cose però vanno molto peggio
Nei paesi ricchi, Italia compresa, molti non digeriscono tariffe considerate ancora troppo alte. Altrove, su mercati emergenti ed esplosivi come quello cinese, le cose però vanno molto peggio

Il mercato ICT cinese, il secondo al mondo per vendita di connessioni ad Internet, soffre di costi eccessivi e prestazioni insufficienti : a denunciarlo è la Banca Mondiale, in un rapporto intitolato “China ‘s Information Revolution: Managing the Economic and Social Transformation” ( La rivoluzione dell’informazione cinese: gestire la trasformazione economica e sociale ).

Con un costo medio di poco inferiore agli undici dollari al mese per 100 Kbps, la banda larga cinese è la più cara al mondo . Se ciò non bastasse, il rapporto tra costo e reddito procapite è il più svantaggioso del pianeta: 10,8 dollari al mese equivalgono al 7,585 percento delle entrate di un lavoratore, una cifra enorme se confrontata con i valori inferiori al punto percentuale dei paesi più sviluppati.

A rincarare la dose ci pensa The Epoch Times , che denuncia la scarsa qualità del servizio offerto dagli ISP cinesi e il loro oligopolio per imporre al mercato prezzi sostenuti. Una situazione che penalizza dunque la diffusione di Internet tra la popolazione influenzando, a sentire gli esperti, la crescita economica del gigante asiatico.

Quello che manca alla Cina, secondo la Banca Mondiale, sono regole precise (anche in materia di privacy ) e un maggiore sforzo per colmare un gap di infrastrutture che divide la campagna dalle zone urbane industrializzate: nonostante il paese abbia investito largamente nell’ammodernamento della propria rete di telecomunicazioni, alle aziende manca ancora quella spinta all’innovazione che trasformerebbe radicalmente lo sviluppo cinese.

La mancanza di una cultura tecnologica tra gli educatori e la carenza di qualunque forma di e-government (che garantirebbe maggiore trasparenza alle istituzioni) impediscono al paese di crescere come potrebbe, sottolinea Jim Adams, vicepresidente della Banca Mondiale nell’area Asia e Pacifico: “Questo rapporto ribadisce quanto una strategia ICT ben ponderata possa portare i benefici del mondo digitale più vicini alla vita di ogni individuo “.

Concetto ribadito da Mohsen Khalil, direttore del dipartimento ICT dell’organizzazione: “I problemi che affliggono la politica cinese in questo settore sono simili a quelli incontrati in altri campi. Il rapido ritmo dello sviluppo tecnologico implica che i problemi ICT saranno risolti prima di altri, e gli effetti dello sviluppo del settore verranno avvertiti nell’intera economia “.

I numeri d’altronde danno ragione alla Banca Mondiale: una ricerca effettuata nel 2004 dal Ministero del Commercio cinese aveva mostrato come la maggior parte di 838 aziende che avevano avviato attività di commercio elettronico, avessero aumentato fatturato e numero di clienti .

L’ India , altro gigante asiatico, sta avviando delle profonde riforme del proprio assetto legislativo per aumentare la disponibilità della banda larga a tutta la popolazione: l’obiettivo ambizioso del governo è di offrire due megabit gratis ad ogni cittadino , e per farlo la politica non esita a tenere posizioni aggressive sulla questione dell’ ultimo miglio e sulle frequenze per il WiMax .

Luca Annunziata

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Pubblicato il 22 mag 2007
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