Malaysia, pensionati per monitorare i blog

Malaysia, pensionati per monitorare i blog

Il ministro degli interni riconosce che i blogger non sono scimmioni scapestrati. E li ammonisce a dotarsi di un codice di condotta. Altrimenti interverranno canuti vigilantes
Il ministro degli interni riconosce che i blogger non sono scimmioni scapestrati. E li ammonisce a dotarsi di un codice di condotta. Altrimenti interverranno canuti vigilantes

I blogger devono essere autorevoli, i commentatori dei blogger devono essere autorevoli: per questo motivo la blogosfera della Malaysia dovrebbe dotarsi di un codice di condotta per responsabilizzarsi e suggellare la propria maturità. In caso contrario, potrebbero subire il controllo di un nugolo di pensionati arruolati per scandagliare la blogosfera.

Sono richieste espresse dal ministro degli Interni Datuk Seri Syed Hamid Albar: conferendo nel quadro della Bloggers Buff 2008 con un manipolo di blogger, li ha chiamati alla responsabilizzazione. Il ministro è pienamente convinto delle potenzialità della rete, ritiene che i netizen debbano sentirsi investiti di una responsabilità non indifferente : “possono cementare la società o dividerla – ha ammonito Syed Hamid – come ogni cittadino della Malaysia i blogger hanno la responsabilità di preservare la sicurezza e la stabilità della nazione”.

Il cambio di fronte delle autorità malesi è risoluto: se in tempi recenti il ministro dell’Informazione aveva invitato i media tradizionali a emarginare le voci che emergessero dalla rete, se si erano equiparati i blogger a creature scimmiesche che infestano il web senza sottostare alle regole, in occasione della campagna elettorale postare è diventato una raccomandazione che il partito di maggioranza ha rivolto a tutti i candidati. Così come Internet non è più dominio dei soli attivisti e dei fronti dell’opposizione, “gestire un blog e diffondere informazione via Internet – ha ricordato il ministro in un impeto progressista – non è più un passatempo a cui dedicano le notti persone in pigiama o in kain sarung “.

Non si regolerà il diritto di espressione per legge: i primati si sono evoluti. Non si chiameranno i cittadini della rete alla registrazione coatta né si appronterà un quadro normativo che possa arginare la libertà di espressione. Così come i giornalisti , i blogger dovranno dotarsi di un codice di condotta , di regole condivise, di una deontologia che li guidi nell’esercizio delle proprie libertà. È vero infatti, sottolinea il ministro, che “in parte grazie alla blogosfera, certe affermazioni pericolose si diffondono più rapidamente delle verità”: per questo motivo i blogger, così come i giornalisti , dovrebbero assicurare di non dare voce a post tendenziosi, di riportare informazioni accurate e verificate e non basate solo sul sentito dire”. In caso contrario, si sarà inflessibili .

A parere del ministro Syed Hamid risultano particolarmente insidiosi i commenti che si accodano ai post: se i post hanno un autore, i commenti sono spesso anonimi, agirebbero come un canale capace di proiettare autorevolezza a persone che esprimano sentimenti di odio o razzismo. “In questo caso non ci sono scuse – avverte il ministro – tutti dovremmo seriamente ragionare a riguardo”.

Non bastasse il codice di condotta, la Malaysia potrebbe estendere a tutto il paese un sistema di vigilanza sperimentato nello stato del Pahang: le autorità locali hanno reclutato, addestrato e dotato di computer e connessione tre pensionati. Basandosi sulla loro esperienza, dovranno battere a tappeto gli intrichi di link e commenti alla ricerca di contenuti ingiuriosi.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
25 nov 2008
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