Manca poco all'app Immuni: tutto pronto?

Manca poco all'app Immuni: tutto pronto?

L'app Immuni arriverà entro pochi giorni, ma avrà efficacia soltanto se anche altri tasselli andranno al loro posto: i tamponi, in primis.
Manca poco all'app Immuni: tutto pronto?
L'app Immuni arriverà entro pochi giorni, ma avrà efficacia soltanto se anche altri tasselli andranno al loro posto: i tamponi, in primis.

Quanto manca all’app Immuni? Poco, ma su questo fronte ancora non abbiamo sufficienti certezze. Su questa valutazione convergono infatti indizi non sempre allineati: il primo, circostanziale, prevedeva l’arrivo dell’app entro la fine del mese e comunque solo in presenza di specifici requisiti; il secondo, più preciso, è nelle dichiarazioni del commissario straordinario Arcuri secondo cui l’app “arriverà sul mercato a cavallo della fine del mese“; il terzo è nelle parole del viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, in una intervista a Radio24: “Immuni arriva in 10-15 giorni. Immagino che per la prima decade di giugno“.

Immuni: quanto manca?

A cavallo della fine del mese significa che con ogni probabilità il rollout di Immuni è previsto il prossimo weekend. Potrebbero essere giorni favorevoli anche perché il 2 giugno sarà festa nazionale, quindi potrebbe esserci di fronte una sorta di weekend lungo durante il quale spendere le prime risorse comunicative sull’app al fine di favorirne l’estesa installazione. Se si parla di prima decade, invece, allora si andrà oltre il weekend e ci si proietterà su quello successivo.

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Ma è tutto pronto per l’app? Cosa manca? Cosa serve realmente per rendere utile tutto il gran dibattito occorso su questo rivoluzionario progetto? Immuni non è però solo un’app, ma un progetto a tutto tondo nel quale ogni singola componente è fondamentale ai fini del raggiungimento dell’obiettivo.

Tamponi

Il primo tassello che è andato al proprio posto è relativo ai tamponi, finalmente aumentati in modo sostanziale e destinati, in prospettiva, ad aumentare ulteriormente. La polemica su questo fronte non è mai mancata, ma secondo le ultime stime ci sarebbero regioni ben avviate per una produzione in proprio dei reagenti e altre che ancora procedono a rilento su molti fronti. Ora però la palla passa definitivamente nelle mani delle regioni, perché sono quest’ultime a poter gestire la sanità.

Il rischio è che si consumi una occasione di attrito tra Stato e Regioni, sia pur se involontaria: laddove l’app Immuni si troverà a dover gestire nuovi casi positivi, le Regioni si troveranno a dover gestire in tempi brevi tanto i tamponi relativi, quanto le indagini legate all’individuazione delle persone correlate da mettere in quarantena. Inoltre per tampone effettivamente positivo partirà una nuova ondata di notifiche, che richiederà una nuova ondata di tamponi, e così via. Questo è esattamente il meccanismo richiesto ad Immuni: una accelerazione dell’individuazione dei contagi, che però per controcanto deve avere una accelerazione nella registrazione dei tamponi e dei relativi risultati. Immuni è pronta a tutto ciò? E le Regioni? E il servizio sanitario nazionale? Sussistono colli di bottiglia che possano rendere meno efficace l’azione dell’app?

Piattaforma di contact tracing

Il secondo tassello è di tipo software, ma è già superato: il rollout di iOS 13.5 è il segnale del fatto che la piattaforma di contact tracing Apple/Google sia pronta all’uso. Non resta che l’aggiornamento del sistema e la conseguente installazione.

Codice sorgente

Il terzo tassello è di queste ore: è stato pubblicato il codice sorgente. Questo tassello era fondamentale perché si tratta di una pietra angolare nella costruzione di un rapporto fiduciario con gli utenti. Ora gli esperti (e i curiosi) potranno valutare nei dettagli il funzionamento dell’app e verificare che tutto sia stato realizzato a regola d’arte – e in modo trasparente – per poter garantire tanto l’efficacia del contact tracing all’italiana, quanto la massima riservatezza dei dati personali dei cittadini. Se l’obiettivo è arrivare su quanti più smartphone possibili, occorre costruire una rete fiduciaria di massima tenuta: la verifica del codice è un architrave di questo processo e l’auspicio è che non debbano sussistere nuove questioni di dibattito, affinché realmente l’app possa aiutare l’Italia a ripartire con maggior serenità.

Manca però un tassello: la parte lato server. Mentre ora possiamo verificare tutto quel che succede sul nostro smartphone, al tempo stesso ancora non sappiamo come saranno gestite le informazioni sui server se non fidandoci di quel che è stato fin qui enunciato nelle conferenze stampa sull’app. Conoscere il backend dell’app significa capire se i dati siano gestiti esclusivamente su server italiani, esclusivamente dalle istituzioni italiani ed esclusivamente nell’interesse del cittadino e della sanità pubblica. Ad oggi non sappiamo se anche questa parte del progetto sarà resa trasparente, ma sicuramente si tratterebbe di un’altra ed ulteriore dimostrazione di forza contro le lecite espressioni di dubbio emergenti da parte di chi come priorità ha la tutela della privacy.

Comunicazione

Il quarto tassello è l’informazione, ma sarà un passaggio successivo: una volta disponibile l’app occorrerà fare quanta più chiarezza sui termini d’uso (si tratta di una installazione volontaria), sull’utilità della stessa, sulle modalità con cui segnala i contatti pericolosi e altro ancora. Informare, spiegare e persuadere all’installazione: per essere efficace, Immuni deve arrivare su milioni di dispositivi nel giro di breve tempo. Attenzione, però: la sua efficacia maggiore potrebbe non essere nel breve periodo, quando ancora sarà in fase ascendente, ma in previsione della seconda ondata di infezioni: solo a quel punto Immuni sarà infatti presente su molti smartphone e quando nuovi focolai dovessero accendersi il prossimo autunno il suo ruolo potrà essere determinante.

Noi

Il quinto tassello è ognuno di noi. Per la prima volta installare un’app avrà lo stesso valore di una mascherina: coltivare un sentimento collettivo e collaborativo di protezione sociale, cooperando ad un progetto che unisce l’Italia attraverso i display di uno smartphone. Basterebbe questa semplice visione a rendere il tutto affascinante e romantico, oltre che utile. Come reagirà l’Italia di fronte a questa novità?

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Pubblicato il
25 mag 2020
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