Messenger, in nome della sicurezza

Messenger, in nome della sicurezza

Come anticipato, Punto Informatico ha approfondito assieme a Microsoft Italia la questione delle URL bloccate da Windows Live Messenger. Il punto chiave per il big di Redmond è la certezza dei processi, ergo la tutela degli utenti
Come anticipato, Punto Informatico ha approfondito assieme a Microsoft Italia la questione delle URL bloccate da Windows Live Messenger. Il punto chiave per il big di Redmond è la certezza dei processi, ergo la tutela degli utenti

“Ma quale censura, se censurassimo qualcosa ci sarebbe la rivoluzione, in Italia abbiamo milioni di utenti, se si cambia anche solo uno spillo se ne accorgono tutti”. Non usano mezzi termini i responsabili di Microsoft Italia nel respingere le ipotesi avanzate da alcuni in merito al filtraggio di certe URL nelle conversazioni che si svolgono tra utenti su Windows Live Messenger.

“Il punto è un altro – racconta Microsoft a Punto Informatico – è che ci sono siti che approfittano della popolarità dello strumento e talvolta frodano gli utenti oppure più semplicemente mettono a rischio la loro sicurezza. E noi dovremmo stare con le mani in mano?” Nessuna censura, dunque, la tesi da sempre sostenuta da Microsoft rimane integra: se qualche URL “non passa” nelle conversazioni è perché si trova in una block list dell’azienda per un motivo o per l’altro. D’altra parte, sottolinea l’azienda, qualcuno ha forse dimenticato il caso Checkmessenger ?

Esiste una protezione lato client, che è quella che consente, come opzione, di evitare l’accettazione di URL nei messaggi, ed esiste anche un filtering lato server . E nel caso specifico? Si parlava di eBuddy.com. “In quel caso – spiega Microsoft – si tratta di siti che cercano di utilizzare i servizi della nostra piattaforma. Nulla di male, ma noi non sappiamo come le informazioni vengono trasferite, quali siano le policy e gli strumenti utilizzati, non ci sono procedure certificate, ergo non possiamo che bloccare queste URL, cosa che avviene non in Italia ma a livello di corporation”. EBuddy.com è peraltro un sito esplicitamente dedicato a chi utilizza lo sparamessaggini di Microsoft o quelli di altri produttori. “Ad esempio – osservano i responsabili del servizio in Italia – con eBuddy non sappiamo quale sia l’utilizzo che viene fatto delle informazioni, e con quali logiche, oppure se la sicurezza adottata sia convincente”.

Ma quindi che fare se si vuole realizzare un servizio dedicato a quei software? Non si può fare? “Tutt’altro – racconta Microsoft – tutti i nostri prodotti sono sempre più dei web services, molti offrono API, altri SDK, dedicati agli sviluppatori. Se si vuole lavorare per molti di questi, il miglior punto di partenza è Windows Live Dev “. Non ci sono certificazioni ma vengono messi a disposizione di sviluppatori di servizi una serie di strumenti utili, standardizzati, utilizzando i quali si aderisce alle policy Microsoft e si può quindi a buon titolo evitare di finire in block list di sicurezza.

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Pubblicato il 22 ott 2007
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