La procedura antitrust è stata avviata e a Pechino non sembrano bastare le promesse di collaborazione offerte da Microsoft: le autorità cinesi hanno dato a Redmond una scadenza, entro 20 giorni l’azienda dovrà rispondere formalmente alle domande poste dal regolatore locale riguardo alle pratiche di bundling a corollario delle licenze di Windows e alle questioni di compatibilità software ritenute in odore di violazione della normativa volta a proteggere la concorrenza sul mercato.
Le indagini di Pechino, cominciate con dei raid presso le sedi cinesi di Microsoft volti a raccogliere prove che facessero chiarezza riguardo ai sospetti di violazione delle leggi locali che impediscono la formazione di monopoli, sono da poco sfociate in accuse formali . Ora le fonti ufficiali hanno riferito che gli incontri con il management di Redmond, fra cui il vicepresidente David Chen, avrebbero dato origine a nuovi interrogativi, a cui l’azienda dovrà offrire una risposta entro 20 giorni, come confermato dall’autorità statale che vigila sull’industria e il commercio.
Le accuse di Pechino, trapelate in maniera confusa presso la stampa, sembrerebbero spaziare dal sistema dei codici di autenticazione dei prodotti software a problemi di interoperabilità generati dalla mancata trasparenza di Microsoft rispetto al proprio sistema operativo e ai propri prodotti software, parallelamente alle politiche commerciali di bundling adottate dal colosso statunitense.
Redmond reitera ora le proprie rassicurazioni a proposito della volontà di “rispettare le leggi cinesi e impegnarsi per dare risposta agli interrogativi e ai dubbi dell’autorità”. A concretizzare questa promessa potrebbe contribuire una visita in Cina del CEO Satya Nadella prevista per il mese prossimo, e programmata già prima della notifica dell’avvio delle indagini antitrust. ( G.B. )