Microsoft, Amazon e il datacenter

Microsoft, Amazon e il datacenter

Redmond affronta le sfide software di qualunque altra grande azienda con migliaia di dipendenti. Con la differenza che gioca in casa. Ma per vincere tra le nuvole dovrà fronteggiare Amazon
Redmond affronta le sfide software di qualunque altra grande azienda con migliaia di dipendenti. Con la differenza che gioca in casa. Ma per vincere tra le nuvole dovrà fronteggiare Amazon

Quante sedi ha Microsoft sparse attorno al mondo, e quanti siano i suoi dipendenti effettivi, è un mistero che forse solo l’ufficio del personale di Redmond potrebbe svelare. Di certo c’è però che il numero di postazioni che BigM si trova a gestire è nell’ordine delle decine di migliaia, con tutte le problematiche che questo comporta: problematiche del tutto simili a quelle di molte altre grandi aziende, clienti di Microsoft, a cui in un certo senso i tecnici e i manager di Redmond possono rivendere l’esperienza accumulata con la gestione della rete interna.

Proprio in quest’ottica, Forbes ha pensato di chiedere al CIO di Microsoft quali siano i vantaggi di sviluppare e testare in casa propria queste soluzioni: e Tony Scott , prodigo di informazioni, ha fatto sapere che dalla gestione delle fonti energetiche – preferibilmente rinnovabili – agli esperimenti sul deployment delle ultime release software su vasta scala, effettivamente essere un’azienda con tanti dipendenti e tante esigenze differenti fa davvero comodo anche per comprendere fino in fondo quali siano gli strumenti realmente necessari per svolgere queste attività.

L’esempio riportato, che costituisce un po’ l’eccezione che conferma la regola, è però quello delle email: paradossalmente, 50mila o 100mila indirizzi sono una bazzecola rispetto ai numeri fatti registrare da Hotmail. Per questo, il CIO della più grande software house del pianeta si vede costretto a “cedere in outsourcing” la gestione delle email al gruppo OSG (Online Service Group) della sua azienda, all’altezza di gestire ben altri compiti e in grado di garantire economie di scala significative. In altri settori, invece, le cose vanno diversamente.

Nei datacenter , ad esempio, Microsoft è impegnata da tempo per sviluppare soluzioni ecologicamente compatibili, potenti e competitive con l’offerta della concorrenza. D’altra parte l’ annuncio di Azure , il sistema operativo in the cloud sviluppato a Redmond, è vecchio di meno di due mesi: se BigM vorrà essere realmente competitiva in questo settore dovrà scontrarsi con realtà consolidate come quella di Amazon , e per strada si sta già perdendo pezzi importanti del suo arsenale.

In ogni caso, Scott fa sapere di aver concordato con il settore finanziario della sua azienda cospicui investimenti sia nello storage che nella virtualizzazione : entrambi fattori molto richiesti dalle esigenze di Microsoft stessa e dei suoi (potenziali) clienti, e che da soli possono garantire un buon surplus in fatto di risparmio di corrente elettrica, spazio, calore prodotto e consentire l’ottimizzazione delle risorse. Certo, farlo quando in banca ci sono tanti dollari e da una posizione di forza aiuta: ma Scott conclude che per risparmiare, in certi casi, l’unica soluzione è investire in tecnologia per ottenerne un ritorno a lungo termine.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
16 dic 2008
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