Microsoft per gli spot no limit

Microsoft per gli spot no limit

BigM rimescola le carte con un brevetto che punta a trasformare il PC in una macchina sparaspot. Un dispositivo tanto utile all'utente quanto, sperano a Redmond, agli inserzionisti. I dettagli
BigM rimescola le carte con un brevetto che punta a trasformare il PC in una macchina sparaspot. Un dispositivo tanto utile all'utente quanto, sperano a Redmond, agli inserzionisti. I dettagli

Che Microsoft punti sempre più alla pubblicità è un dato di fatto assodato da tempo. Ma che nell’immenso calderone di soluzioni tecnologiche Microsoft potesse ribollire un potenziale software ad-aware monstre , tentacolare e integrato direttamente con il sistema operativo, è una notizia che sta facendo il giro della rete.

Il “mostro” senza limiti si insinua tra le pieghe del PC sotto forma di una richiesta di brevetto , segnalato in prima istanza da InformationWeek e ripreso da ars technica , The Register e altri. L’idea alla base di questa “architettura per servizi di advertising” consiste nello spostare il fulcro dell’azione dei componenti spara-reclame dal server sul web all’ambiente locale del client . In quest’ottica, i dati contestuali da processare per proporre i messaggi pubblicitari vengono raccolti direttamente dall’hard disk dell’utente.

“L’advertising basato sul web si limita a prendere di mira l’interazione dell’utente con una pagina web o un’applicazione di ricerca in comunicazione con un portale o un search engine”, sentenzia il brevetto, presentato già nel febbraio del 2006. Ragion per cui occorre spostare le mire espansionistiche degli operatori di settore – tra cui, neanche a dirlo, Microsoft vuol giocare da vero protagonista – dal “vecchio” regno dei pop-up fastidiosi e dei banner in grado di trasformare una qualsiasi pagina web in una insegna di un locale a luci rosse , coloratissima ma dai contenuti minimi, verso il promettente sistema di raccolta dati senza freni tra le pieghe di applicazioni, musica, documenti e quant’altro presente sul PC di un utente.

All’interno del nuovo “advertising framework” che i cervelloni di Redmond hanno progettato, il componente incaricato dell’advertising può essere un’applicazione singola, un componente della suddetta o addirittura “parte integrante del sistema operativo”. Nel framework lavoreranno di concerto “diversi componenti”, incaricati di “ricevere e processare i dati contestuali, raffinarli, richiedere l’advertising da un distributore, ricevere e ritrasmettere l’advertising ad un client di visualizzazione per la presentazione su schermo e passare i dati di feedback all’operatore pubblicitario”.

Nella sua pratica di individuazione e raccolta di tag, keyword e quant’altro utile allo scopo, l’architettura pubblicitaria avrà la capacità di ispezionare “documenti, email, brani musicali, podcast dell’utente, impostazioni del computer, messaggi di stato” e altro ancora. Per fare un esempio, ricevere un messaggio di pop-up dal profiler della stampante ink-jet sul basso livello delle cartucce porterebbe alla visualizzazione di un’offerta speciale di un distributore delle suddette consumabili. Oltre al danno la beffa: i messaggi di errore su problemi al registro e alle applicazioni si trasformerebbero in inviti poco graditi a spendere ulteriore denaro per software “miracolosi” atti a riparare le magagne suddette.

Liberato della sudditanza al tradizionale Internet Explorer browser Internet, “banner selvaggio” avrà carta bianca anche per la presentazione dell’advertising all’utente: la reclame potrà essere presentata sotto forma appunto di banner sulla parte superiore della finestra di un word processor , un editor digitale di foto e video potrà supportare la visualizzazione di advertising multimediale e le più disparate applicazioni potranno prevedere uno o più frame all’interno dell’interfaccia utente con cui riempire lo schermo di pubblicità.

“Redmond vuole avere il controllo del brevetto sulla madre di tutti gli ad-aware”, commenta ars technica , e leggendo il testo del brevetto è difficile contestare questo giudizio: “Un client e-mail può specificare che gli ads dei concorrenti debbano essere esclusi, che debba essere obbligatoriamente utilizzato il proprio client di visualizzazione” recita ancora il testo del brevetto, possibilità che, unita alla perfetta integrabilità delle reclame nel sistema operativo, mette a nudo la volontà del gigante del software di cestinare in un sol colpo concorrenza e libertà di mercato nel settore .

Della possibilità di controllo di questo “nuovo PC” da parte dell’utente non si parla , e le malelingue non si meravigliano, e sparlano del cosiddetto “beneficio” che anche l’utente dovrebbe trarre dal tutto. “Il beneficio per l’utente è la percezione che gli ads siano più rilevanti e, per questo, diversi da una interruzione. Il beneficio per il fornitore di ads è una maggiore focalizzazione ed una più alta possibilità di trasformare il messaggio in una vendita reale”, recita infatti il brevetto.

Ars spera che la nuova trovata di Microsoft si dimostri niente più di “un affascinante esercizio nei sistemi di distribuzione pubblicitari”, prevedendo che nessuno sarebbe davvero mai capace di concretizzare una cosa del genere.

Sia come sia, la guerra per l’advertising combattuta a suon di lobby e pressioni sulla politica , e la recrudescenza dell’ azione spammatoria di specialisti dello spyware/ad-aware inducono molti a ritenere che, qualora un tale progetto si trasformasse mai in software (magari in occasione del primo service pack per Windows Vista?), “la madre di tutti gli ad-aware” sarebbe poco meno che il paradiso per professionisti e malfattori della reclame ossessivo-compulsiva , con buona pace di EFF e dei suoi tentativi di fermare lo SPY Act .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 lug 2007
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