Microsoft, regali a chi organizza feste Xbox

Microsoft, regali a chi organizza feste Xbox

Niente testimonial di eccezione o campagna televisive in grande stile. La strada che porta ai casual gamer passa dalla loro rete di amicizie: e dai party organizzati nelle loro case con le anteprime Microsoft
Niente testimonial di eccezione o campagna televisive in grande stile. La strada che porta ai casual gamer passa dalla loro rete di amicizie: e dai party organizzati nelle loro case con le anteprime Microsoft

La next-gen videoludica ha contribuito a far evolvere anche l’advertising a tema, che diventa occasione di socialità e sfrutta la passione autentica di chi già apprezza il marchio per fare nuovi proseliti. Microsoft è in piena fase espansiva per quanto riguarda le vendite di Xbox 360 e, oltre a tutto il resto, sta cavalcando propria l’onda casual per allestire party a casa degli appassionati e offrire agli invitati le anteprime dei nuovi servizi a breve disponibili sulla console.

Alla base della strategia di marketing c’è il servizio professionale offerto da House Party , che dà a chiunque la possibilità di iscriversi e rendersi disponibile per ospitare uno delle migliaia di “party” a base del brand preferito: Xbox 360 nel caso in oggetto.

Microsoft e le altre aziende che usufruiscono dei servizi di House Party pagano tra i 120mila e i 300mila dollari per 1.000, 5mila “party” ospitati dagli aspiranti anfitrioni festaioli che vengono opportunamente riforniti di gadgettume , giochi sociali, pop corn e quant’altro possa servire ad appagare l’orda composta degli invitati, amici, parenti o chiunque si voglia coinvolgere nell’happening casalingo.

Nel caso di Microsoft, vengono messe a disposizione anche le credenziali di accesso esclusive a servizi non ancora disponibili alla maggioranza dell’utenza della console Xbox 360, ovviamente con l’obiettivo di far provare l’anteprima agli ospiti con la guida di chi già di suo è appassionato all’argomento e sa farsi capire dai propri simili senza aver dovuto seguire alcun corso da venditore.

L’utente Xbox si trasforma in venditore, o per meglio dire promotore dell’esperienza Xbox potendo contare sul fatto di non doversi rivolgere a sconosciuti: le persone “si fidano degli amici molto più di quanto possano fidarsi di una pubblicità o di un banner”, dice un manager trentaseienne che partecipa alle performance organizzate da House Party per Microsoft. Aimée Maldonado, guidance counselor in una scuola secondaria di New York, usa lo stesso tono per descrivere l’effetto di vedere i ragazzi stupirsi della “coolness” dell’adulta che gioca ai videogame e ospita party con 10-20 persone appassionate dello stesso argomento.

Tra i servizi Xbox visionati in anteprima negli eventi di House Party (organizzati esclusivamente su territorio statunitense) gli invitati possono mettere mani e occhi sulla nuova linea di offerte via Internet facenti parte della New Xbox Experience , inclusi l’affitto di film via digital delivery su Netflix , lo shopping, la condivisione di foto e via di questo passo.

Tutto si fa, dice Microsoft, per estendere ulteriormente l’audience della console next-gen che, facendo una media ideale tra capacità computazionali, soddisfazione estetica del videogiocante e semplici dati di vendita, ha venduto e sta vendendo sempre di più in quest’ultimo scorcio di un anno d’oro per l’intero business del divertimento interattivo .

Xbox – secondo i suoi creatori – già soddisfa ampiamente gli hardcore gamer, e Microsoft ora spinge sul casual gaming, quel fantomatico settore di mezzo tra chi è entusiasta e chi è moderatamente interessato alla pratica videoludica alla vecchia maniera (quella dura, pura e “cattiva”) che avrebbe spinto, secondo molti, verso guadagni stellari Nintendo e l’accoppiata Wii+DS. “Abbiamo venduto 20 milioni di console dal momento del lancio”, afferma Heather Snavely di Microsoft, e ora “per piazzare i prossimi 20 milioni dobbiamo arrivare a una nuova audience di donne e teenager. Stiamo andando alla loro caccia in modi diversi rispetto a quanto abbiamo fatto in passato”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
23 dic 2008
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