Netflix vuole un HTML5 blindato

Netflix vuole un HTML5 blindato

L'azienda statunitense favorevole all'adozione di HTML5 per la trasmissione di video in streaming, a patto che il W3C adotti come standard le tecnologie DRM necessarie a proteggere i contenuti
L'azienda statunitense favorevole all'adozione di HTML5 per la trasmissione di video in streaming, a patto che il W3C adotti come standard le tecnologie DRM necessarie a proteggere i contenuti

A Netflix va più che bene adottare HTML5 per le proprie trasmissioni in streaming, a patto però che il World Wide Web Consortium (W3C) proceda spedito nella sua già dichiarata volontà di implementare il meccanismo di restrizioni alla copia che va sotto il nome di Encrypted Media Extensions (EME).

Una estensione alle caratteristiche di HTML5, la tecnologia EME, che da tempo fa discutere per la sua incompatibilità con la filosofia di “openness” e trasparenza al cento per cento che dovrebbe ispirare tutte le iniziative animate dal W3C, e che sarebbe comunque destinata a divenire standard non prima della finalizzazione delle specifiche di HTML 5.1 prevista per il 2016 .

E tuttavia Netflix dichiara il supporto a EME come prerequisito indispensabile per la gestione dei flussi audiovisivi tramite codice web “puro” senza l’ausilio di plug-in esterni assieme al tag , l’estensione Media Source Extensions (MSE) e la API Web Cryptography .

La società del video-streaming evoca il passaggio a una versione di HTML5 “potenziata” dai sistemi DRM di EME come possibile, futuro sviluppo della piattaforma in vista della dismissione di Silverlight da parte di Microsoft, componente sin qui usato per trasmettere i flussi audiovisivi e garantire la protezione dei contenuti.

Quel che Netflix non dice è che le estensioni EME andrebbero utilizzate in coppia con un Content Decryption Module (CDM) esterno con cui certificare la licenza necessaria a visionare i contenuti, e un CDM finirebbe per avere a tutti gli effetti le stesse caratteristiche di un “plug-in esterno” con tanto di codice proprietario esposto a rischi di vulnerabilità come un Adobe Flash qualsiasi. E tanti saluti alla “openness” e alla garanzia di sicurezza di HTML5.x.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
17 apr 2013
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