NGN, la via italiana e quella canadese

NGN, la via italiana e quella canadese

Bell, oltreoceano, pone un netto rifiuto all'ipotesi di condividere l'ultimo miglio in fibra. Nel Belpaese, invece, all'ordine del giorno c'è il Rapporto Caio: verso la separazione della rete fissa da Telecom?
Bell, oltreoceano, pone un netto rifiuto all'ipotesi di condividere l'ultimo miglio in fibra. Nel Belpaese, invece, all'ordine del giorno c'è il Rapporto Caio: verso la separazione della rete fissa da Telecom?

Roma – Cambiano lingua, nazione e soluzioni tecnologiche, ma la questione resta la stessa: come gestire l’investimento necessario alla creazione di una rete in fibra ottica di nuova generazione e come garantire un serio schema competitivo tra gli operatori sul mercato. In Canada , l’incumbent Bell fa sapere di non aver voglia di sottostare alle regole del Governo per quanto attiene l’accesso alle sue infrastrutture, e arriva fino a paventare il taglio di ogni investimento presente e futuro. In Italia, è ora al vaglio dell’Esecutivo l’ atteso rapporto redatto da Francesco Caio : che, secondo le indiscrezioni , porrebbe l’accento sulla necessità di scorporare la rete fissa per garantire innovazione.

Il contenuto del documento consegnato alla fine della scorsa settimana dal vicepresidente di Lehman Brothers e noto esperto del settore delle telecomunicazioni, sebbene al momento resti riservato, sembrerebbe contenere tre possibili soluzioni al problema della NGN italiana. La prima, quella fortemente caldeggiata, porrebbe l’Italia in una posizione di “leadership europea”: la creazione di una azienda alla quale verrebbe attribuita la proprietà, la manutenzione e l’espansione della rete fissa , con annesso un massiccio investimento in fibra per coprire cento città italiane e raggiungere così il 50 per cento delle abitazioni coperte.

Per portare a termine questo passaggio viene suggerita l’adozione dello schema FTTH (Fiber To The Home) point-to-point, vale a dire quello che dovrebbe offrire maggiori garanzie in termini di prestazioni ed espandibilità futura. Combinando l’attuale struttura in rame con una nuova in fibra i risultati dovrebbero essere in grado di “fronteggiare la domanda” futura: lo scoglio, in questo caso, è senz’altro lo scorporo della rete fissa da Telecom, argomento che al momento sembrerebbe raccogliere consensi tiepidi tra gli executive dell’incumbent.

La seconda soluzione, meno drastica della prima, consentirebbe a detta di Caio di restare quantomeno al passo con l’Europa : in questo caso il target di copertura è fissato ad un più modesto 25 per cento delle abitazioni. Infine, nella terza ipotesi si parla di un investimento meno consistente da parte dello Stato, puntando alla copertura di appena una decina (massimo 15) città grazie alla nascita di reti gestite in tandem da privati e le istituzioni locali . Secondo quanto trapelato , nel rapporto viene anche sottolineato il valore strategico di questo tipo di scelte: puntare al risparmio oggi potrebbe causare un grave problema competitivo in futuro per l’intero Paese.

La soluzione dello scorporo, fortemente sostenuta da più parti, punterebbe a seguire il modello attuato nel Regno Unito da British Telecom, denominato Openreach : una singola azienda, eventualmente a partecipazione pubblica, assume il controllo e l’onere di gestire la rete fissa e la sua evoluzione, vendendone l’accesso a tutti gli operatori sul mercato. Al momento, Telecom Italia ha varato invece un’iniziativa nota come Open Access : una iniziativa di riorganizzazione interna per creare una divisione che si occupi unicamente della rete, molto discussa da alcuni dei soggetti coinvolti nella questione.

Il Governo italiano sembrerebbe intenzionato a raggiungere un compromesso con l’incumbent , per evitare strumenti regolatori volti ad obbligare lo scorporo, ma occorrerà attendere le valutazioni dei ministri coinvolti e forse persino della Presidenza del Consiglio per sapere quali saranno le iniziative intraprese. Il rischio di complicare ulteriormente la faccenda è estremamente alto: dall’altra parte dell’oceano Atlantico, la richiesta dell’esecutivo di provvedere allo scorporo ha causato il netto diniego di Bell Canada, che ora è scesa sul piede di guerra.

In quella che potrebbe quasi suonare come una velata allusione (se non una minaccia), il primo operatore dello stato nordamericano ha invitato il Governo a non estendere alla sua nuova rete in fibra gli stessi criteri di accesso all’ultimo miglio messi in campo in passato per la rete in rame. Il rischio, hanno spiegato i vertici di Bell, è che altri possano approfittare dei miliardi di dollari investiti nell’ammodernamento dell’infrastruttura , minando il piano industriale dell’azienda: in queste condizioni, hanno aggiunto i vertici, tanto varrebbe cancellare da subito la spesa deliberata per l’introduzione della fibra. Un avvertimento che non mancherà di causare qualche riflessione nei Palazzi.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
16 mar 2009
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