Oracle vs. Google, retroscena e belle speranze

Oracle vs. Google, retroscena e belle speranze

Il processo continua e Google è costretta a spifferare i suoi segreti più segreti su Android e le aspettative di mercato. Largamente superiori a quello che poi si è verificato davvero, a quanto pare
Il processo continua e Google è costretta a spifferare i suoi segreti più segreti su Android e le aspettative di mercato. Largamente superiori a quello che poi si è verificato davvero, a quanto pare

Il “processo del secolo” sulle proprietà intellettuali di Oracle (ex-Sun) usate da Google su Android procede spedito, e accanto alle testimonianze eccellenti c’è anche spazio per le “rivelazioni” sul passato, il presente e le aspettative commerciali dell’OS mobile basato su Linux realizzato da Mountain View.

I brevetti, prima di tutto. Purtroppo per Oracle, il giudice distrettuale William Alsup ha costretto l’azienda a mantenere la sua parola di non belligeranza (almeno in questo processo) sul terzo brevetto recentemente giudicato valido dall’USPTO: niente “arma in più” per gli avvocati dell’accusa, dunque.

Chiamato ancora alla sbarra, il responsabile del progetto Android Andy Rubin ha altresì mostrato alla corte, alla giuria e al pubblico i primi concept del “Googlefonino” risalenti al 2005, una sorta di copia del BlackBerry dell’epoca con tastiera fisica e data plan tutto compreso offerto da T-Mobile.

All’epoca Google e Sun erano impegnati in meeting regolari e Sun voleva esercitare un controllo nella realizzazione di Android, ha detto Rubin, ma nelle comunicazioni interne mostrate dall’accusa il manager fa letteralmente a pezzi Sun, che avrebbe sicuramente avuto un’ influenza negativa sul progetto.

Google ha l’opportunità di presentarsi agli operatori di telefonia con un prodotto sviluppato da capo, scrive Rubin, e per quanto riguarda Java ha continuato a ribadire l’estraneità di Google da qualsiasi infrazione alle proprietà intellettuali di Oracle.

Assieme ai prototipi del Googlefonino , Mountain View ha comunicato alla corte anche i numeri e le previsioni interne rispetto al business di Android: l’accoppiata dell’OS mobile+Google TV dovrebbe fornire all’azienda un terzo di tutti i suoi ricavi entro il 2013, dicono le stime, ma lo scarso successo sin qui ottenuto dalla IPTV androide lascia intendere (e gli analisti concordano) che quelle previsioni siano già belle e superate dai fatti. Previsioni ambiziose – e tristemente fuori dalla realtà – anche per la penetrazione di Android nel settore dei tablet, dove Google intendeva conquistare il 33 per cento del mercato entro il 2011.

Sia come sia Google non ha mai infranto alcuna proprietà intellettuale e con Java si è limitata a usare quanto già disponibile sul mercato open, ha continuato a sostenere Eric Schmidt chiamato a testimoniare alla sbarra. Schmidt ha sostenuto di non conoscere i particolari tecnici delle tecnologie di Android e le relative licenze, e Sun avrebbe benissimo potuto lavorare con Google se non avesse fatto richieste eccessive per il controllo e il coinvolgimento nello sviluppo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
26 apr 2012
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