Piracy Shield non rispetta la legge europea?

Piracy Shield non rispetta la legge europea?

Secondo la CCIA, le modifiche proposte da AGCOM, che verranno implementate tramite la piattaforma Piracy Shield, non rispettano la legge europea.
Piracy Shield non rispetta la legge europea?
Secondo la CCIA, le modifiche proposte da AGCOM, che verranno implementate tramite la piattaforma Piracy Shield, non rispettano la legge europea.

Secondo la CCIA (Computer & Communications Industry Association), le modifiche annunciate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) al regolamento in materia di tutela del diritto d’autore online non rispettano la legge europea. Tali modifiche verranno implementate tramite la famigerata piattaforma Piracy Shield.

CCIA chiede l’intervento della Commissione europea

La delibera n. 47/25/CONS del 18 febbraio estende l’uso di Piracy Shield ai contenuti pirata diversi dagli eventi sportivi (film, serie TV e programmi di intrattenimento). Potranno inoltre essere segnalati indirizzi IP e nomi di dominio destinati “prevalentemente” alla violazione dei diritti d’autore. Gli ordini di oscuramento verranno estesi a provider VPN e DNS pubblici, mentre i motori di ricerca dovranno inoltre deindicizzare i siti pirata.

Su tali modifiche è stata avviata una consultazione pubblica. La CCIA (Computer & Communications Industry Association), che rappresenta Amazon, Apple, Cloudflare, Google, Meta e altre aziende tech, ha chiesto l’intervento della Commissione europea in base alla procedura TRIS perché Piracy Shield potrebbe violare la legge europea.

L’associazione chiede di valutare quattro aspetti: mancanza di garanzie procedurali e trasparenza, rischio di blocchi eccessivi e danni collaterali, basi giuridiche discutibili per la rimozione transfrontaliera e inefficacia del blocco a livello di rete. La CCIA sottolinea innanzitutto che l’accesso ai siti deve essere effettuato entro 30 minuti dalla segnalazione, senza nessuna verifica preventiva da parte di AGCOM.

Non c’è inoltre la possibilità di contestare le richieste di blocco e di presentare appello in tempi rapidi. Non sono note infine le specifiche tecniche di Piracy Shield. L’associazione evidenza anche i possibili danni collaterali, ad esempio il blocco di siti leciti che condividono lo stesso indirizzo IP dei siti pirata.

Le modifiche al regolamento consentono inoltre di emettere ordini di rimozione dei contenuti ospitati in altri Stati europei, usando come base legale il Digital Services Act (DSA). La CCIA afferma che il DSA non concede alle autorità nazionali carta bianca per adottare misure di coercizione nei confronti dei servizi di hosting in altri Stati membri.

L’associazione sottolinea infine l’inefficacia dei blocchi, in quanto possono essere facilmente aggirati e non risolve il problema alla radice. Sarebbe meglio rafforzare la collaborazione con servizi di hosting e piattaforme per eliminare i contenuti illegali alla sorgente, colpire distributori e utenti finali, migliorare trasparenza, giusto processo e meccanismo di appello.

Fonte: TorrentFreak
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Pubblicato il
2 giu 2025
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