Riforma del copyright: chi è pro, chi è contro

Riforma del copyright: chi è pro, chi è contro

Pro e contro la riforma europea del copyright: l'avvicinarsi dell'inizio del nuovo dibattito genera endorsement e la battaglia si fa serrata.
Riforma del copyright: chi è pro, chi è contro
Pro e contro la riforma europea del copyright: l'avvicinarsi dell'inizio del nuovo dibattito genera endorsement e la battaglia si fa serrata.

La battaglia sulla riforma del copyright è ricominciata. Quando mancano pochi giorni al nuovo ciclo di dibattiti all’Europarlamento per capire se la strada intrapresa dagli articoli 11 e 13 possa arrivare a compimento, le parti vanno in cerca di endorsement più o meno importanti per portare acqua al mulino delle proprie argomentazioni. Non è questa la sede per una nuova disamina sulle cause dello scontro e sui principi espressi dall’una e dall’altra parte, ma può essere utile fare il punto della situazione citando coloro i quali in queste ore stanno prendendo posizione per l’una o per l’altra parte.

In Italia sono principalmente due i capofila delle due fazioni in ballo nella battaglia per la riforma europea del copyright: da una parte v’è Wikimedia Italia, vero e proprio ariete della battaglia contro la riforma che l’interno mondo Wikipedia ha abbracciato; all’angolo opposto v’è invece la FIMI, in rappresentanza degli autori e delle case discografiche, da cui nasce invece la battaglia a favore della riforma.

Prima di addentrarsi nel merito del dibattito può essere utile uno sguardo di massima alle parti avverse, così da intuire quali siano gli schieramenti in ballo e quale la contrapposizione che sta venendo a crearsi. Va ricordato come la proposta sia stata inizialmente respinta dal Parlamento Europeo con l’obiettivo di far ripartire il dibattito nel mese di settembre, dopo aver dato maggior tempo alle parti in causa di mettere in campo le proprie argomentazioni ed agli europarlamentari di approfondire la questione. La vicenda evidenzia ora una serie di nervi scoperti di grande importanza tanto per chi produce contenuti, quanto per chi opera per la libera circolazione delle informazioni in rete, e la tensione sale a mano a mano che si avvicina la fatidica data del 12 settembre con la nuova votazione dell’Europarlamento sul tema.

  • FIMI, vero e proprio megafono italiano a favore della riforma. Nelle ultime ore ha diramato una ricerca Harris Interactive secondo cui l’89% degli italiani sarebbe a favore di quanto espresso nella riforma UE e tramite il proprio account Twitter sta portando avanti una continua azione di comunicazione circa i vantaggi della riforma.

  • IFPI, emanazione internazionale della FIMI, che punta il dito in particolare contro il “Value gap” con l’obiettivo di restituire maggior denaro agli artisti

  • Emma Marrone e Ezio Bossio, due italiani tra i molti artisti europei scelti dall’IFPI per testimoniare a favore della riforma:
  • Partito democratico, i cui europarlamentari (apparentemente non all’unanimità) si sarebbero schierati contro quelle che sono state definite come le fake news di chi sta portando avanti la protesta contro la riforma.

  • ANSA e La Stampa, entrambe al fianco della lettera aperta di un reporter di guerra che lancia strali contro i pericoli che corre il giornalismo nel caso in cui la riforma non venisse approvata;
  • FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali): “L’introduzione di un diritto connesso tutelerebbe l’informazione professionale, libera e indipendente in Italia e in Europa, consentendo a tutte le aziende editoriali, indipendentemente dalla loro dimensione, di ottenere la giusta remunerazione per il proprio lavoro”. A ruota anche la FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana), che spiega: “Introdurre l’obbligo di pagare delle royalties a chi ogni giorno diffonde gratuitamente una grande quantità di notizie pubblicate dai giornali attraverso piattaforme digitali, social network e motori di ricerca non significa penalizzare gli utenti della rete, ma vuol dire difendere l’informazione di qualità e tutelare la dignità del lavoro”.

  • Governo Italiano: a suo tempo tanto il ministro Salvini, quanto il ministro Di Maio, si sono schierati pubblicamente contro la riforma;
  • Wikimedia Italia, la cui posizione è nota fin dal principio;
  • 200 firme del mondo della ricerca e dell’Università, che vanno dal Nexa Center for Internet & Society, al Max Planck Institute di Monaco, passando per l’Università di Oxford ed altre ancora da tutta Europa. Il documento firmato è disponibile online (pdf);

  • Jimmy Wales, a nome dell’intero movimento Wikipedia;

  • Tim Berners-Lee, inventore del Web, a suo tempo firmatario di una lettera congiunta con Vint Cerf, Tim OReally, John Gilmore (EFF), Mitchell Baker (Mozilla Foundation) e Joichi Ito (MIT Media Lab).
  • IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions)

La lista (inevitabilmente incompleta) sarà aggiornata nei giorni a venire perché il tenore dello scontro, l’alta attività di lobby correlata e l’imminente inizio del dibattito politico sul tema genereranno inevitabilmente nuove analisi e nuovi endorsement. Il numero delle prese di posizione ben esplica l’importanza del momento, ma per capire realmente la sostanza del dibattito occorrerà entrare maggiormente nel merito delle differenti argomentazioni fin dalle prossime ore.

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Pubblicato il
6 set 2018
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