Durante una recente intervista, Mark Zuckerberg aveva evidenziato le pressioni ricevute dall’amministrazione Biden per rimuovere determinati contenuti dalle piattaforme di Meta. Donald Trump ha quindi firmato un ordine esecutivo per fermare la censura governativa sui social media e avviare un’indagine sulle attività della precedente amministrazione.
Trump ricorda il Primo Emendamento
L’inattesa “svolta a destra” di Mark Zuckerberg è stata annunciata con l’eliminazione del programma di fact-checking di terze parti (al momento solo negli Stati Uniti) e soprattutto con la modifica delle norme sull’incitamento all’odio. In pratica, Facebook, Instagram e Threads diventeranno più simili a X.
Rispondendo alle domande sull’argomento durante un’intervista con Joe Rogan, il CEO di Meta ha dichiarato che l’azienda ha ricevuto pressioni dall’amministrazione Biden per rimuovere determinati contenuti, in quanto considerati disinformazione (ad esempio quelli su COVID-19 e vaccini). In quell’occasione aveva anche accusato la Commissione europea e chiesto aiuto al nuovo Presidente per bloccare eventuali sanzioni.
Donald Trump ha subito recepito le critiche del CEO, firmando un ordine esecutivo che ripristina la libertà di parola e mette fine alla censura federale. Il riferimento alla precedente amministrazione è piuttosto chiaro:
Negli ultimi 4 anni, la precedente amministrazione ha calpestato i diritti di libertà di parola censurando le discussioni degli americani sulle piattaforme online, spesso esercitando una pressione coercitiva sostanziale su terze parti, come le società di social media.
Trump ha quindi ricordato l’esistenza del Primo Emendamento della Costituzione, aggiungendo che le tasse dei contribuenti non verranno più utilizzate per limitare la libertà di parola. Il Procuratore Generale dovrà inoltre avviare un’indagine sulle attività del governo negli ultimi 4 anni. In base ai risultati verranno attuate appropriate azioni (probabile anche il licenziamento di funzionari).