Una tassa extra dell’8% sui videogiochi violenti. A proporla è il Messico. La scorsa settimana, la Camera dei Deputati locale ha approvato la manovra finanziaria che include la misura. Un po’ come la nostra tassa etica per chi crea contenuti per adulti, ma applicata al mondo del gaming.
In Messico, i videogiochi violenti costeranno di più
Il testo della legge (PDF) fa esplicito riferimento alla volontà di far pagare di più i titoli che ottengono il rating C e D, equivalenti secondo il sistema locale al nostro PEGI 18. Più nello specifico, l’etichetta C è assegnata a quelli che sono destinati solo ai maggiorenni per violenza estrema, spargimento di sangue e contenuti sessuali moderati, mentre quella D è riservata alle produzioni con scene proibite più lunghe. Il prossimo GTA 6, per intenderci.
Quando nel mese scorso il Dipartimento del Tesoro messicano ha avanzato la proposta, ha fatto riferimento a recenti studi che hanno scoperto una relazione tra l’utilizzo di videogiochi violenti e i livelli più alti di aggressività tra gli adolescenti
. Ci risiamo, di nuovo quel file diretto tra gaming e violenza. Un altro motivo è da ricercare negli effetti negativi sociali e psicologici come isolamento e ansia
.
Se così fosse, sarebbe stato giustificato metterli al bando. Invece no, meglio incrementarne il prezzo finale. Ovviamente, ignorando che l’obiettivo del rating è proprio quello di impedire che titoli non adatti finiscano nelle mani dei più giovani. A questo punto, che si elimino le etichette.
La tassa extra dell’8% sui videogiochi violenti si applica indistintamente sulle copie fisiche e digitali. Sono interessate anche le microtransazioni, vale a dire gli acquisti in-game.
Ora la palla passa nelle mani del Senato, per l’approvazione definitiva. La decisione finale sarà presa entro metà novembre. Siamo pronti a scommettere che qualche altro paese prenderà spunto da questa illuminante idea per far cassa, rendendo il gaming una passione ancora più costosa.