Turchia e Minecraft, blocco di fantasia?

Turchia e Minecraft, blocco di fantasia?

Nel gioco di esplorazione e costruzione, secondo le autorità, striscia un messaggio di violenza che corromperebbe la gioventù turca
Nel gioco di esplorazione e costruzione, secondo le autorità, striscia un messaggio di violenza che corromperebbe la gioventù turca

Il Ministro turco preposto alle politiche sociali e della famiglia ha deciso di occuparsi di un vecchio cavallo di battaglia delle autorità: quello della lotta al connubio tra videogiochi e violenza. Per farlo, tuttavia, ha individuato un bersaglio inaspettato: Minecraft e i suoi mondi originati dalla fantasia dei gamer.


In seguito ad un rapporto del Dipartimento ai servizi generali per l’infanzia (condotto peraltro per investigare l’ipotesi di incitamento alla violenza contro la donna presenti nel videogioco), infatti, il ministro ha deciso di avviare il processo legale per chiedere agli sviluppatori del gioco, colpevole di instillare nei più piccoli l’idea che ricorrere alla violenza sia una scelta ragionevole, modifiche necessarie per renderne la commercializzazione ancora possibile in Turchia.

Nel paese dove le proteste di Piazza Taksim sono state sedate con repressioni brutali, dove la minoranza dei curdi viene bombardata e dove sorgono ipotesi di collaborazione con gli estremisti dell’ISIS, per le autorità il messaggio di violenza che rischia di corrompere i cittadini più giovani è quello di un videogioco, oltretutto senza scene esplicite, sangue o altro: e così la soluzione, come per circa 67mila siti Web, è il blocco imposto dall’alto. Sempre che gli sviluppatori non intervengano apportando le modifiche richieste.

Pur mancando ancora l’ufficialità dell’azione governativa, il problema di Minecraft – secondo quanto si legge nelle prime dichiarazioni ufficiali del Ministro – è che “per quanto sia un gioco che incoraggia la creatività permettendogli di costruire case, fattorie e ponti, vi sono anche cattivi da uccidere per proteggere queste costruzioni. E quindi è basato sulla violenza”.

Il titolo, acquisito a settembre da Microsoft, permette ai giocatori di esplorare il mondo fatto di mattoncini che ammiccano all’effetto grafico dei pixel dei videogame del passato e di costruire oggetti ed edifici utilizzando tali cubetti 3D. Ma – ed è questo il problema delle autorità – in alcune modalità di gioco ai giocatori è richiesta la sopravvivenza dei propri avatar: ciò significa che – come in qualsiasi altro gioco di esplorazione e colonizzazione – vi sono nemici da affrontare e creature malvagie da cui difendersi.

E questo – secondo il rapporto ministeriale – potrebbe portare i più piccoli a confondere il mondo reale con quello virtuale, instillando convinzioni sbagliate come la non conseguenza delle violenze perpetrate ai danni degli animali (eventualmente confusi con mostri cattivi). Inoltre Minecraft, secondo le autorità, porterebbe al rischio di isolamento sociale nei bambini e – nelle sue forme MMORPG – aprirebbe le porte agli abusi ed al cyberbullismo.

Forse, allora, a far paura al Governo turco è il fatto che l’unico limite per i giocatori del mondo virtuale di Minecraft – come recita il trailer – è la loro fantasia: perché attraverso i blocchetti di cui è fatto il mondo che li circonda possono costruire potenzialmente qualsiasi cosa.

In ogni caso, la richiesta delle autorità è ora che Microsoft rimuova zombie, mostri e gli altri elementi violenti contestati. Per il momento a rispondere è stato lo sviluppatore Mojang, che ha evitato lo scontro affermando che – per quanto uccidere i nemici sia una parte del gioco, non è una di quelle fondamentali. Tanto che i giocatori possono anche scegliere di giocare con modalità diverse che non li prevedono.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
11 mar 2015
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