Twitter, il terrore e le minacce

Twitter, il terrore e le minacce

Un sedicente rappresentante dello Stato Islamico promette vendetta contro la piattaforma di microblogging, che si riserva il diritto chiudere gli account jihadisti che diramino messaggi di violenza. Twitter indaga
Un sedicente rappresentante dello Stato Islamico promette vendetta contro la piattaforma di microblogging, che si riserva il diritto chiudere gli account jihadisti che diramino messaggi di violenza. Twitter indaga

“La vostra guerra virtuale contro di noi innescherà una guerra vera contro di voi”: così un sedicente rappresentante dello Stato Islamico si è rivolto a Twitter e alla sua dirigenza, con un messaggio direttamente indirizzato al cofondatore Jack Dorsey, in cui si promette vendetta per le rimozioni di numerosi account afferenti al gruppo jihadista.

Minacce a Twitter

Il messaggio, un post anonimo in arabo caricato sulla piattaforma JustPaste.it , si scaglia contro la “guerra persa” inagaggiata da Twitter nei confronti della propaganda dello Stato Islamico.

La piattaforma di microblogging, che al pari di altri social network è da tempo utilizzata come uno dei punti di riferimento per la diramazione di messaggi estremisti, già da prima degli ultimi moniti e inviti alla collaborazione delle autorità occidentali proibisce i messaggi dell’odio e le minacce contro individui e gruppi e si riserva di chiudere gli account che contravvengano a queste regole, agendo su segnalazione.

L’autore del messaggio anonimo si mostra evidentemente più che indispettito da questo tipo di rimozioni: “Jack – recita il testo del post, diretto a Dorsey – come proteggerai i tuoi dipendenti indifesi quando le loro teste diventeranno un bersaglio ufficiale dei soldati del califfato e dei loro sostenitori, che sono ovunque tu sei?”

Le origini dell’intimidazione sono ancora tutte da provare, ma Twitter non si sente di escludere nulla: “Il nostro security team – spiega un portavoce della piattaforma – sta indagando sull’autenticità di queste minacce con le autorità competenti”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
3 mar 2015
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