Mark Shuttleworth ha visto il futuro della Internet delle Cose (IoT), e ora sostiene che la rivoluzione di gadget e dispositivi iper-connessi sarà basata su Linux – o per meglio dire Ubuntu. Canonical offrirà quindi una nuova variante di Ubuntu Core espressamente pensata per la IoT , garanzia di qualità FOSS e di aggiornamenti continuati al codice.
Ubuntu Core è una versione ridotta all’osso (128MB) della celebre distro Linux, e la release per i dispositivi IoT è stata ovviamente modificata per una maggiore compatibilità con questo genere di gadget. L’OS è in grado di girare sia su chip ARM (ARMv7) che x86, richiedendo 600MB di RAM e 4GB di storage Flash per operare correttamente.
Ubuntu Core per IoT farà ovviamente ampio uso del già meccanismo di update chiamato Snappy , un nuovo sistema di distribuzione degli aggiornamenti pensato per sostituire il modello “apt-get” garantendo maggiore flessibilità e velocità nella segnalazione e installazione delle nuove versioni dei pacchetti software integrati in Ubuntu.
Proprio la disponibilità degli update, idealmente costante nel corso del tempo, dovrebbe essere uno dei punti fermi dell’offerta Ubuntu Core per IoT: Shuttleworth e Canonical propongono alle aziende di dispositivi connessi di farsi carico della distribuzione centralizzata dei firmware aggiornati, promettendo che la community open non mancherà di patchare pericolose vulnerabilità di sicurezza scovate nel codice.
Alfonso Maruccia
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Mica vero...
Non è che la DEA può: si sono accordati per chiudere il contenzioso, che è cosa ben diversa. Anzi, il fatto che abbiano cercato un accordo extragiudiziale dimostra che avevano paura del proXXXXX. Insomma, proprio il contrario del titolo...webwizardRe: Mica vero...
- Scritto da: webwizard> Non è che la DEA può: si sono accordati per> chiudere il contenzioso, che è cosa ben diversa.> Anzi, il fatto che abbiano cercato un accordo> extragiudiziale dimostra che avevano paura del> proXXXXX. Insomma, proprio il contrario del> titolo...Non so come sarebbe andata a finire in questo caso particolare, ma so per certo che la DEA americana può acquistare e vendere stupefacenti come strategia per infiltrarsi nelle organizzazioni. E la cosa pone non pochi problemi di ordine etico: siamo arrivati ad un'agenzia che ai fini di giustizia commette reati, il "reato a fin di bene", e considerazioni simili. Forse il titolo fa riferimento a questa particolare condizione della DEA.-----------------------------------------------------------Modificato dall' autore il 24 gennaio 2015 16.03-----------------------------------------------------------LeguleioRe: Mica vero...
- Scritto da: Leguleio> - Scritto da: webwizard> > Non è che la DEA può: si sono accordati per> > chiudere il contenzioso, che è cosa ben> diversa.> > Anzi, il fatto che abbiano cercato un accordo> > extragiudiziale dimostra che avevano paura> del> > proXXXXX. Insomma, proprio il contrario del> > titolo...> > Non so come sarebbe andata a finire in questo> caso particolare, ma so per certo che la DEA> americana può acquistare e vendere stupefacenti> come strategia per infiltrarsi nelle> organizzazioni. E la cosa pone non pochi problemi> di ordine etico: siamo arrivati ad un'agenzia che> ai fini di giustizia commette reati, il "reato a> fin di bene", e considerazioni simili.> > Forse il titolo fa riferimento a questa> particolare condizione della> DEA.In Italia alle forze dell'ordine è consentito di distribuire in rete materiale pedoXXXXXgrafico "a fin di bene", ovvero per infiltrarsi in reti di pedofili, una delle poche eccezioni consentite nel nostro ordinamento al divieto generale degli "agenti provocatori".Peccato che questa possibilità, che è già discutibile in sè (e infatti di ciò e dei siti civetta fatti a questo scopo si preferisce sempre non parlare), sia stata a volte allegramente estesa in modo non lecito, ovvero usata per incastrare semplici utenti di pedoXXXXXgrafia e non "veri" pedofili attivi, come analizzato in questa sentenza:http://www.altalex.com/index.php?idnot=2023Quindi, problemi etici ne abbiamo anche qui.bolivyaRe: Mica vero...
> In Italia alle forze dell'ordine è consentito di> distribuire in rete materiale pedoXXXXXgrafico "a> fin di bene", ovvero per infiltrarsi in reti di> pedofili, una delle poche eccezioni consentite> nel nostro ordinamento al divieto generale degli> "agenti> provocatori".L'hanno copiata dagli Usa, non credere, e là avviene molto più spesso. In Italia la XXXXXgrafia con protagnisti minori nemmeno aveva una legge specifica prima del 1998. > Peccato che questa possibilità, che è già> discutibile in sè (e infatti di ciò e dei siti> civetta fatti a questo scopo si preferisce sempre> non parlare), sia stata a volte allegramente> estesa in modo non lecito, ovvero usata per> incastrare semplici utenti di pedoXXXXXgrafia e> non "veri" pedofili attivi, come analizzato in> questa> sentenza:> http://www.altalex.com/index.php?idnot=2023> > Quindi, problemi etici ne abbiamo anche qui.La sentenza è positiva perché mette i divieti a tutta una serie di interpretazioni analogiche.Leguleiogli e' andata grassa....
la tattica DEA e' ovviamente un po aggressiva, ma alla piccola spacciatrice e' andata grassa.... 134000$ incassati senza piazzare roba ... certo il 30% andra' nelle tasche dell'avvocato probabilmente...bubbaIl pericolo dei social networks
Il pericolo dei social networkshttp://blog.informaticalab.com/introduzione-all-ingegneria-socialesentinelGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiPubblicato il 22 gen 2015Ti potrebbe interessare