UK, tutto il Guardian via RSS

UK, tutto il Guardian via RSS

Il quotidiano decide per la totale apertura ai feed reader. Con il plauso della rete e speculazioni sul perché di una mossa che non ha precedenti per l'editoria tradizionale
Il quotidiano decide per la totale apertura ai feed reader. Con il plauso della rete e speculazioni sul perché di una mossa che non ha precedenti per l'editoria tradizionale

Tutto, ma proprio (quasi) tutto il quotidiano The Guardian via feed reader. Con un annuncio pubblicato sulle pagine del proprio sito web, il quotidiano britannico ha reso noto quale sarà il suo prossimo passo verso l’integrazione della propria attività tradizionale cartacea con il world wide web: le notizie pubblicate sul sito verranno replicate integralmente anche sui feed RSS .

L'homepage di The Guardian Un feed RSS (acronimo di Really Simple Syndication ) altro non è che un file XML con formato standard utilizzato per creare un flusso di notizie in perenne aggiornamento, che può essere consultato tramite appositi software o surrogati in the cloud altrettanto validi. Non si tratta dell’unico sistema progettato allo scopo, ma è senz’altro il più popolare e il più utilizzato. Grazie ai feed RSS, il netizen può tenersi aggiornato con le news provenienti da decine o centinaia di siti senza neppure doversi collegare alle rispettive homepage: basta aggiornare il suo client di aggregazione per tenere tutto sotto controllo.

Fino ad oggi, tuttavia, la maggioranza dei grandi editori presenti in rete ha sempre preferito evitare di riproporre per intero il contenuto dei propri articoli via feed. Il modello di business attuale delle testate tradizionali si basa sulla raccolta pubblicitaria , dunque sul numero di volte in cui un annuncio pubblicitario viene mostrato sulle pagine di un sito web. In alcuni casi sono il numero di clic su un banner a farlo fruttare, ma in ogni caso resta fondamentale che il lettore apra una pagina del proprio browser per navigare affinché il business resti sostenibile.

Il Guardian sembra aver scelto invece un’altra strada. Forse confidando nel trend di crescita di questo tipo di tecnologia, ora inizierà a mostrare l’intero contenuto degli articoli all’interno dei propri feed RSS. Con un paio di eccezioni : il materiale RSS non comprenderà foto e immagini né eventuali articoli delle agenzie di stampa. Per questi ultimi, spiegano al Guardian , sussiste qualche dubbio sul copyright che suggerisce di proseguire con la pubblicazione di un estratto.

In questo modo, sottolinea Mashable , il Guardian ottiene un duplice vantaggio: il primo è senz’altro quello di aver ottenuto la palma di quotidiano cartaceo più amico del web (almeno fino al prossimo annuncio della concorrenza ), con tutto quello che ne consegue in termini di pubblicità positiva diretta e indiretta che questa scelta porterà in dote. Il secondo, più sottile, è la possibilità di approfittare della diffusione virale delle proprie notizie all’intero dei circuiti formati, ad esempio, dagli utenti del Reader di Google.

Questi ultimi da qualche tempo possono decidere di condividere con la propria cerchia di amici e conoscenti le notizie più interessanti che scovano via feed. Basta un click e l’utente è in grado di generare una sorta di raccolta personale all’interno della quale racchiudere i link ritenuti più interessanti: poiché nelle news integre del Guardian ci finiranno anche i banner che il quotidiano ha deciso di includere, il numero di volte in cui questi annunci verranno mostrati al pubblico potrebbe aumentare esponenzialmente.

Difficile pensare che per questi banner il Guardian possa ideare un meccanismo di vendita basato su impression o clic. Probabilmente il quotidiano britannico adotterà un modello di business differente per questo tipo di annunci: è troppo presto per dire se sarà redditizio come la pubblicità contestuale che fino ad oggi ha regnato sovrana in Rete, ma è certo che si tratti di una possibilità interessante che il newspaper Guardian ” target=”_blank”>di Manchester ha deciso di esplorare prima degli altri.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
27 ott 2008
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