Veo 3 e Flow di Google: quando l'AI riscrive le regole del cinema

Veo 3 e Flow di Google: quando l'AI riscrive le regole del cinema

Google DeepMind ha presentato Veo 3 e Flow, nuovi strumenti basati sull'AI per semplificare la realizzazione di contenuti video e film.
Veo 3 e Flow di Google: quando l'AI riscrive le regole del cinema
Google DeepMind ha presentato Veo 3 e Flow, nuovi strumenti basati sull'AI per semplificare la realizzazione di contenuti video e film.

Google DeepMind ha presentato due strumenti che potrebbero cambiare per sempre il modo di fare cinema. Veo 3 e Flow permettono di creare video cinematografici a partire da semplici descrizioni testuali. Non servono telecamere, troupe o processi produttivi tradizionali. Dal punto di vista tecnico, il risultato è impressionante, niente da dire. Ma questa rivoluzione nasconde una questione più spinosa.

Se per fare un film basta saper scrivere un prompt, che fine fa tutto il resto? L’occhio del regista, l’intuito del montatore, la chimica tra gli attori? Forse stiamo davvero assistendo al prossimo capitolo dell’evoluzione artistica. Oppure – ed è quello che fa più paura – stiamo solo imparando a fare a meno degli artisti?… Il regista Darren Aronofsky ha già sperimentato questi strumenti per un progetto dimostrativo. La collaborazione è indice del fatto che l’industria cinematografica sta iniziando a pendere sul serio questa tecnologia.

Come funziona Veo 3?

Veo 3 interpreta le descrizioni testuali e le trasforma in sequenze video fino a 1080p. Il sistema è capace di gestire elementi complessi: sincronizza i movimenti labiali con i dialoghi, coordina la colonna sonora con l’azione, simula i movimenti della videocamera, con panoramiche, zoom, ecc. Gli utenti descrivono quello che vogliono vedere, ad esempio: “Una donna cammina lungo una spiaggia deserta al tramonto, la camera la segue mentre il vento le scompiglia i capelli.” Il sistema elabora questa richiesta e produce un video corrispondente, completo di audio e illuminazione realistici.

Per avere più controllo creativo sul risultato finale, è possibile anche caricare delle immagini di riferimento. Queste immagini servono a guidare lo stile visivo del video. Per esempio, si può indicare un certo tipo di ambientazione, palette di colori, atmosfera o tipo di personaggi che si vuole ottenere. Inoltre, Veo 3 mantiene lo stesso stile e l’aspetto visivo coerente anche quando il video si sviluppa in più scene. Questo significa che, invece di creare semplici spezzoni scollegati tra loro, l’AI può generare una vera sequenza narrativa continua, coerente e stilisticamente uniforme.

Attualmente Veo 3 è accessibile solo attraverso un programma di accesso anticipato limitato. Anche il pubblico generale può sperimentare direttamente lo strumento solo sottoscrivendo uno dei piani premium AI di Google.

Flow, l’interfaccia di Veo 3

Flow funziona come studio di produzione. Integra tutti gli strumenti necessari per creare un film: generazione video, creazione di personaggi, gestione delle scene, montaggio. L’interfaccia permette di lavorare su progetti complessi senza mai uscire dal programma. Grazie a SceneBuilder, è possibile apportare modifiche in tempo reale mantenendo la continuità narrativa. Si può allungare una scena, cambiare l’angolo di ripresa, sistemare l’illuminazione. Il sistema ricorda le caratteristiche dei personaggi e degli ambienti, garantendo coerenza visiva anche dopo numerose revisioni.

Gli strumenti per la camera simulano obiettivi reali con le loro caratteristiche ottiche. Si può scegliere tra grandangolo, teleobiettivo o normale, in base alla resa visiva che si vuole ottenere. I movimenti includono panoramiche, carrelli, steadycam virtuali che replicano le tecniche cinematografiche tradizionali.

Per utilizzare Veo 3 e la versione completa di Flow, bisogna sottoscrivere il piano AI Ultra di Google, che costa 249,99 dollari al mese. Il pacchetto include anche Gemini 2.5 Pro, Project Mariner (assistente di ricerca sperimentale), YouTube Premium e 30 TB di spazio cloud distribuiti tra Gmail, Drive e Foto. Al momento solo gli utenti statunitensi possono sottoscrivere il servizio. Google non ha annunciato quando estenderà l’accesso ad altri paesi. Il prezzo elevato suggerisce un posizionamento professionale più che amatoriale, almeno in questa fase iniziale.

Questioni legali e diritti d’autore

Un problema irrisolto riguarda la paternità delle opere. Google incorpora filigrane SynthID nei video e negli audio generati, ma i diritti legali rimangono nebulosi. Se si crea un film con Veo 3, chi detiene il copyright? Chi ha scritto i prompt, Google che fornisce la tecnologia o nessuno, dato che l’AI ha “creato” il contenuto?

Le produzioni dovranno muoversi con grande cautela. Senza contare che l’AI è stata addestrata su materiali protetti da copyright. Se Veo 3 ha “imparato” guardando migliaia di film esistenti, i video che produce possono contenere tracce di quelle opere originali?

L’impatto sul settore cinematografico

Tradizionalmente, fare un film richiede collaborazione tra decine o centinaia di professionisti: registi, direttori della fotografia, scenografi, costumisti, tecnici del suono, montatori. Ogni persona porta competenze specifiche e una visione unica che contribuisce al risultato finale.

Con Veo 3 e Flow, questo processo collaborativo si riduce a una conversazione tra un singolo creatore e un’intelligenza artificiale. Il prompt engineer diventa regista, direttore della fotografia, scenografo e montatore contemporaneamente. Ma possiede davvero tutte queste competenze o sta semplicemente delegando decisioni creative a un algoritmo?

Però, per i filmmaker indipendenti con budget limitati, questi strumenti potrebbero rappresentare un’opportunità unica. Progetti che prima risultavano impossibili per mancanza di fondi diventano improvvisamente realizzabili. Un regista emergente ad esempio, potrebbe fare tutti gli esperimenti che vuole senza dover convincere i produttori o trovare finanziamenti per location esotiche e effetti speciali costosi.

Ma questa accessibilità solleva delle domande. Se chiunque può creare contenuti cinematografici di qualità professionale, come faranno ad emergere le voci veramente originali? Il mercato rischia la saturazione con contenuti tecnicamente perfetti ma emotivamente vuoti…

Anche le scuole di cinema sono chiamate a ripensare completamente i loro curricula. Insegnare l’uso di telecamere, luci e tecniche di montaggio tradizionali potrebbe diventare obsoleto. Al loro posto, emergeranno corsi su “prompt engineering cinematografico” e “direzione creativa per AI”? La sfida educativa non riguarda solo l’aspetto tecnico. Come si insegna il gusto estetico, la sensibilità narrativa e la capacità di evocare emozioni quando il mezzo principale diventa la descrizione testuale?

Nuove sfide per il cinema

Dave Kratz, montatore e direttore della fotografia con anni di esperienza in produzioni per Discovery Channel e HBO, riconosce la qualità tecnica impressionante. Ma aggiunge una riflessione amara: artisti e tecnici creano questi contenuti da più di un secolo. L’AI lo fa solo più velocemente ed economicamente.

La velocità e il basso costo minacciano posti di lavoro consolidati. Operatori, montatori, scenografi, costumisti potrebbero vedere ridursi drasticamente le opportunità professionali. Le produzioni potrebbero preferire un singolo operatore AI a intere troupe specializzate.

Inoltre, Kratz tocca un altro punto cruciale. Quando le persone hanno a disposizione ogni strumento creativo possibile, spesso dimenticano il contenuto. In altre parole, la tecnologia ci dà oggi poteri creativi enormi, ma questo non significa automaticamente che ciò che creiamo abbia valore. Anzi, potrebbe distrarci dalle domande fondamentali: cosa vogliamo dire? Perché questa storia merita di essere raccontata?

Il cinema tradizionale impone paletti che spesso stimolano la creatività. Budget ristretti hanno portato a soluzioni innovative. Limiti tecnici hanno dato vita a nuovi linguaggi espressivi. Quando ogni visione diventa tecnicamente realizzabile, paradossalmente potremmo perdere quella tensione creativa che nasce dal confronto con i vincoli del mondo reale.

La vera sfida per i filmmaker del futuro sarà mantenere l’autenticità e la profondità emotiva in un mondo dove la perfezione tecnica diventa banale. Gli strumenti come Veo 3 e Flow non sono intrinsecamente buoni o cattivi per l’arte cinematografica. Dipende da come verranno utilizzati e, soprattutto, da chi saprà resistere alla tentazione di lasciar fare tutto all’AI, mantenendo invece una visione personale forte e distintiva.

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Pubblicato il
26 mag 2025
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