Al World Economic Forum di Davos 2025, la discussione sull’intelligenza artificiale (IA) ha rappresentato uno dei fulcri del dibattito, intrecciandosi con temi cruciali come i cambiamenti climatici, le disuguaglianze sociali e le crisi geopolitiche. Con il tema “Collaborazione nell’era dell’intelligenza“, l’evento ha evidenziato il ruolo trasformativo delle tecnologie emergenti e la necessità di un approccio etico per sfruttare il loro potenziale.
Secondo il “Future of Jobs Report 2025” del WEF, le nuove tecnologie, compresa l’IA, da qui al 2030 non solo eroderanno 92 milioni di posti di lavoro, ma ne genereranno 170 milioni, lasciando un saldo positivo di 78 milioni.
Questo scenario, pur ottimistico, sottolinea la necessità di una profonda riqualificazione della forza lavoro: oltre il 59% delle posizioni attuali richiederà aggiornamenti delle competenze per rimanere rilevante in un contesto lavorativo sempre più automatizzato e digitale.
Per Cristiana Falcone, figura di spicco nella strategia aziendale e nello sviluppo di partnership internazionali, “l’intelligenza artificiale sta dominando le discussioni globali non solo come opportunità tecnologica ma anche come questione etica e sociale”.
D’accordo con il direttore del Forum di Davos Mirek Dušek (“l’intelligenza artificiale sopravviverà solo in un pianeta sano”), Cristiana Falcone sottolinea un’importante contraddizione: mentre l’AI offre opportunità senza precedenti per migliorare l’efficienza, la sostenibilità e la produttività, essa presenta anche il rischio di concentrare ulteriormente il potere e la ricchezza nelle mani di pochi. “L’AI non è solo una tecnologia, ma uno specchio della nostra società e dobbiamo assicurarci che ciò che riflette sia degno del nostro futuro” ha commentato.
Investimenti significativi per un futuro realmente inclusivo
Rapporti come quello pubblicato dall’Oxfam hanno evidenziato che il 69% della ricchezza mondiale è controllato da meno del 1% della popolazione, una disparità che l’automazione rischia di esacerbare. Per questo, i leader politici ed i rappresentanti del settore privato hanno sottolineato la necessità di politiche economiche più inclusive, capaci di redistribuire i benefici tecnologici a livello globale.
Un altro aspetto rilevante è stato il legame tra intelligenza artificiale e sostenibilità. Il calcolo quantistico e le biotecnologie, strettamente connessi all’IA, sono stati presentati come soluzioni innovative per affrontare crisi come l’insicurezza alimentare e la gestione delle risorse idriche.
Parallelamente, le città del futuro, immaginate come hub intelligenti e sostenibili, hanno rappresentato un focus significativo del dibattito, alimentando visioni di un mondo dove la tecnologia e la natura coesistono armoniosamente. Tuttavia, la strada per raggiungere questi obiettivi rimane impervia, richiedendo una stretta collaborazione tra governi, aziende e istituzioni accademiche per guidare questa transizione.
Cristiana Falcone:
“L’ultimo Forum di Davos 2025 ha sottolineato che l’AI non è solo una rivoluzione tecnologica ma una sfida umanitaria e sociale. il rapido cambiamento tecnologico deve essere accompagnato da investimenti significativi in formazione, politiche di sostegno al lavoro e infrastrutture sociali, affinché possa rappresentare una forza positiva per tutti.”
Questo invito alla collaborazione globale riflette non solo una necessità economica, ma un imperativo morale per affrontare le sfide del nostro tempo, costruendo un futuro che sia realmente inclusivo e sostenibile
Guterres (Nazioni Unite): “AI deve servirà l’umanità, altrimenti è minaccia esistenziale”
Come ha sottolineato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres nel suo intervento al World Economic Forum 2025, la collaborazione e la coscienza umana devono essere i principi cardine nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Nonostante il tema dell’evento fosse “Collaboration for an Intelligent Age”, Guterres ha osservato che troppo spesso manca sia la collaborazione che l’intelligenza tra i leader mondiali nel gestire le sfide globali.
“Se lasciata senza governance adeguata, l’AI può amplificare le disuguaglianze e minare la fiducia nelle istituzioni, rappresentando una minaccia esistenziale. L’AI deve servire l’umanità, non il contrario”
ha dichiarato, richiamando l’attenzione sull’urgenza di un approccio che ponga i diritti umani e l’etica al centro dello sviluppo tecnologico. Questo richiamo rafforza l’idea che l’intelligenza artificiale, pur essendo uno strumento rivoluzionario, deve essere guidata da una “coscienza collettiva” per diventare una forza inclusiva e sostenibile.
Etica al centro dei nuovi standard tecnologici globali
Cristiana Falcone, membro attivo di WIL Europe (Women in Leadership), contribuisce a promuovere una leadership inclusiva e un approccio etico agli investimenti attraverso il network europeo che connette e ispira oltre 300 donne leader di 24 paesi, impegnate a guidare il cambiamento nei settori privato, pubblico e accademico.
Durante una recente conferenza organizzata da questo network e denominata “No AI Without Women”, svoltasi presso il Palazzo dell’Eliseo, ha messo in evidenza come l’etica e l’inclusione siano fondamentali per plasmare il futuro dell’AI.
L’inclusione delle donne nei processi decisionali legati all’AI è essenziale per garantire che questa tecnologia rifletta una varietà di prospettive e risponda ai bisogni di una società globale. Cristiana Falcone si domanda:
“Qual è il ruolo delle donne nel guidare l’innovazione tecnologica? Con quali princìpi etici si deve approcciare all’intelligenza artificiale affinché raggiunga il suo pieno potenziale?”
“L’intelligenza artificiale generativa deve essere integrata con la diversità, l’inclusività e il rispetto per i diritti umani. offre opportunità senza precedenti per settori chiave quali la pubblicità, l’istruzione e la salute mentale. Tuttavia, il suo potenziale trasformativo è accompagnato da sfide significative. Pensiamo a come l’interazione tra l’AI e le nostre vite quotidiane stia modificando il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri”
L’AI generativa, in effetti, sta aprendo nuovi orizzonti per la creatività umana, permettendo di personalizzare esperienze e prodotti a livelli mai raggiunti prima. Questa personalizzazione, però, comporta rischi come la manipolazione dell’opinione pubblica e l’amplificazione di bias preesistenti nei dati utilizzati per addestrare i modelli di AI. Per mitigare tali rischi, è importante adottare standard globali per garantire che l’AI sia sviluppata e utilizzata in modo responsabile. Questo richiede una collaborazione internazionale tra governi, aziende e istituzioni accademiche, con un focus sull’etica come elemento centrale.
Cristiana Falcone: “Governance AI per creare valore e benessere condiviso”
Un elemento chiave per garantire che l’intelligenza artificiale sia realmente al servizio della collettività e non esclusivamente degli interessi di pochi risiede nella capacità di integrare i principi di sostenibilità nel modello di business. Cristiana Falcone menziona il libro “Power and Progress: Our Thousand-Year Struggle Over Technology and Prosperity” di Daron Acemoglu e Simon Johnson, la cui storia dimostra che le scelte tecnologiche possono o consolidare il potere di un’élite o gettare le basi per una prosperità condivisa. Questo richiede una governance che non solo tuteli i diritti fondamentali, ma che orienti l’innovazione verso il benessere collettivo. Cristiana Falcone ha commentato:
“I progressi tecnologici nel campo dell’IA possono essere strumenti per democratizzare e responsabilizzare, ma solo se le decisioni critiche sono guidate da una visione etica e inclusiva”
È questa la sfida e l’opportunità che il tema della collaborazione tra governi, settore privato, istituzioni accademiche e società civile – per garantire che l’intelligenza artificiale sia sviluppata e utilizzata in modo etico e sostenibile – cerca di affrontare: creare un futuro dove l’IA, invece di dividere, diventi una forza di coesione, per creare valore e prosperità condivisa globale.
Etica e Regolamentazione
La regolamentazione dell’intelligenza artificiale è un argomento cruciale nel dibattito globale. Cristiana Falcone ha affrontato in più sedi queste riflessioni – qui un suo approfondimento sul magazine giuridico De Iustitia, qui invece una sua intervista sull’edizione di Roma de La Repubblica.
Senza dubbio, l’AI Act dell’Unione Europea rappresenta un modello pionieristico per bilanciare innovazione e sicurezza, classificando le applicazioni dell’AI in base al livello di rischio, vietando quelle considerate inaccettabili e stabilendo requisiti rigorosi per le applicazioni ad alto rischio, come i sistemi di riconoscimento facciale e di scoring sociale.
“L’Europa è all’avanguardia nella creazione di un quadro normativo per l’AI, ma lo scenario sta cambiando rapidamente“
Le abbiamo chiesto cosa ne pensa del fatto che Donald Trump abbia recentemente revocato il decreto di Joe Biden del 2023 che mirava a mitigare i rischi associati all’intelligenza artificiale per consumatori, lavoratori e sicurezza nazionale. Ci ha risposto:
“La regolamentazione non deve essere vista come un ostacolo all’innovazione, ma piuttosto come un mezzo per garantire che l’AI sia sviluppata in modo equo, sicuro e sostenibile”.
L’etica, in effetti, non è solo una questione di conformità normativa, ma un principio guida che deve permeare ogni fase dello sviluppo e dell’implementazione dell’IA.
“I Governi dovrebbero garantire la trasparenza nei processi decisionali delle macchine e meccanismi di controllo per prevenire abusi e discriminazioni, a difesa dei diritti degli individui”
ha concluso Cristiana Falcone.
Leadership Femminile e Inclusione Tecnologica
Cristiana Falcone, dirigente, investitrice e filantropa, vanta oltre vent’anni di esperienza nella creazione di valore attraverso collaborazioni strategiche con multinazionali, organizzazioni internazionali e il settore dei media. Nei suoi primi trent’anni, ha iniziato a ricoprire ruoli di rilievo nei consigli di amministrazione, lavorando in aziende come TIM, Revlon, Viacom e SoftBank Vision Fund C.
Attualmente, guida CBF Strategies LLC, è CEO delle fondazioni JMCMRJ e BECS, e co-fondatrice del Business Ethics Lab e del Business Ethics Summit, iniziative che pongono l’etica al centro delle decisioni aziendali.
Sostenitrice appassionata della leadership inclusiva, Cristiana Falcone promuove l’importanza della diversità di genere come leva per soluzioni tecnologiche più eque e innovative. Eventi come “No AI Without Women” e il suo impegno nel dibattito sull’intelligenza artificiale riflettono la sua visione: un’AI guidata da principi etici e inclusivi, capace di affrontare sfide globali come il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali. Con un focus su un futuro più sostenibile e collaborativo, invita istituzioni e organizzazioni a costruire un ecosistema tecnologico che coniughi innovazione, sostenibilità e giustizia sociale.
Per il futuro:
“immagino un mondo in cui l’AI possa essere utilizzata per affrontare alcune delle sfide globali più urgenti, dalla crisi climatica alla salute mentale, fino alla riduzione delle disuguaglianze sociali”. Per realizzare questa visione è fondamentale che I’AI “sia sviluppata in modo responsabile e che le sue applicazioni siano guidate da principi di sostenibilità ed equità etici chiari”.
In collaborazione con Cyberlex