I generatori di musica AI sono interessanti per trovare ispirazione o addirittura creare intere composizioni musicali. Però, questi strumenti possono nascondere delle insidie.
Il rischio del “copia e incolla”
Uno dei problemi principali quando si usa l’AI per generare musica è il rischio di produrre brani generici, tutti uguali. Sì, gli strumenti AI possono creare musica in vari generi e stili, ma spesso manca quell’elemento umano che rende la musica coinvolgente.
Questi generatori di solito si basano su modelli predefiniti, schemi musicali consolidati o librerie di campioni. Risultato? La musica che producono ha spesso un retrogusto di già sentito, come un deja-vu.
Immaginiamo di usare uno strumento AI per creare una canzone pop da lanciare sul mercato. Bene, il rischio è che il brano somigli in maniera imbarazzante ad altre mille canzoni pop già esistenti. Senza la propria voce, il proprio stile unico, la canzone finirà per essere solo una goccia anonima nell’oceano della musica commerciale.
Sia chiaro, con il progredire della tecnologia, l’AI diventerà sempre più brava a produrre musica complessa e originale. Tuttavia, probabilmente mancherà ancora l’anima, la spontaneità e la scintilla della vera espressione artistica.
Il consiglio, per chi vuole creare musica con i generatori AI, è di mescolare elementi prodotti dal’AI con
contributi umani autentici per renderla più convincente e originale. Può essere qualcosa di evidente, come una traccia vocale, oppure no, come uno strumento suonato dal vivo. Si possono aggiungere tracce audio e MIDI extra usando un editor audio online gratuito o una DAW. In questo modo si creerà quella sottile imprevedibilità ritmica che rende la musica più viva e coinvolgente.
È come aggiungere le spezie a un piatto: non devono dominare, ma possono trasformare completamente l’esperienza. L’obiettivo non è mascherare l’origine AI della musica, ma creare qualcosa di nuovo e interessante attraverso questo approccio ibrido.
Occhio ai diritti d’autore
Un altro grosso problema con i generatori di musica AI come Suno o AIVA riguarda il copyright e la proprietà intellettuale. Questi strumenti, infatti, sono addestrati per imitare canzoni, melodie, ritmi e arrangiamenti esistenti, spesso protetti da diritti d’autore. E questo solleva una serie di questioni legali ed etiche spinose.
Qualcuno ricorderà il caso scoppiato nel 2023 con la canzone diventata virale di The Weeknd e Drake. Online era apparsa una traccia generate dall’AI che replicava in maniera impressionante le voci dei due artisti. Questa canzone “fake” era stata creata da modelli AI addestrati sulle opere originali di entrambi, sollevando un vespaio di polemiche su violazione del copyright e uso non autorizzato dell’immagine e del suono degli artisti.
Da lì è partito un acceso dibattito. La musica generata dall’AI può essere considerata originale, dato che si basa su materiale protetto da copyright? La questione è tutt’altro che risolta e il mondo della musica sta ancora cercando un equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti.
Il punto è questo: se si pubblica musica generata dall’AI, si corre il rischio che somigli in maniera sospetta a opere tutelate da copyright. Anche se l’AI non “copia” nel senso tradizionale del termine, può comunque adattare e rimescolare elementi di canzoni esistenti in modi che potrebbero creare grane legali.
Quindi il suggerimento è di prestare la massima attenzione alle fonti da cui l’AI attinge per generare la propria musica. Bisogna assicurarsi di non violare nessuna legge sul diritto d’autore, altrimenti ci si potrebbe trovare ad affrontare cause penali salate. Un’esperienza da non augurare a nessuno…
La qualità fa la differenza
Un altro grosso svantaggio della musica generata dall’AI è che spesso manca della profondità emotiva, della complessità, delle sfumature e della musicalità delle opere create nel modo tradizionale. L’AI sarà pure velocissia a sfornare melodie, ritmi e accordi, ma fatica a replicare le sfumature che fanno risuonare la musica con l’ascoltatore. Che si tratti di una voce che grida tutta la propria rabbia, di un assolo di chitarra che fa venire i brividi, di un arrangiamento che porta in un altro mondo… Ecco, queste sono cose che l’AI non può replicare tanto facilmente.
E poi ci sono tutte quelle impercettibili variazioni di tempo, di dinamica, di espressione che rendono unica l’interpretazione di un brano. L’AI, per quanto si sforzi, non potrà mai eguagliare la sensibilità ritmica di un batterista in carne e ossa, o la creatività di un solista che inventa sul momento una frase melodica folgorante.
Sia chiaro, i generatori audio AI sono strumenti utilissimi e hanno un potenziale enorme. Ma fare musica non è solo assemblare note: è tradurre in suoni la nostra umanità. E nessuna macchina, per quanto intelligente, potrà mai sostituire questo processo intimo e misterioso.
Il dilemma etico dell’autenticità
E veniamo al punto forse più delicato di tutta questa faccenda: l’integrità artistica. Immaginiamo di riuscire a creare, con l’aiuto dell’AI, una canzone perfetta in ogni dettaglio: un capolavoro assoluto che scala le classifiche e porta fama e soldi a secchiate… Potremmo davvero dire di essere gli autori di quella canzone, o solo dei “montatori” di un prodotto creato da un algoritmo?
Per molti musicisti, fare musica è un viaggio, una sfida, un atto di coraggio. Si parte da un’idea, da un’intuizione, e la si porta avanti tra mille dubbi e ripensamenti, fino a tirar fuori qualcosa di unico e personale. È un percorso faticoso ma che regala soddisfazioni impagabili, perché alla fine si crea qualcosa di unico.
Con l’AI, invece, questo percorso viene in gran parte bypassato. Certo, l’intelligenza artificiale può dare una mano a trovare soluzioni originali, a sperimentare combinazioni che diversamente non sarebbero venute in mente. Ma se il grosso del lavoro lo fa un algoritmo, che senso ha parlare di creatività, di espressione artistica?
E poi c’è un’altra questione, forse ancora più profonda. Se ci abituiamo all’idea che la musica possa essere generata da un software, non finiamo per svalutare il lavoro e il talento di chi la musica la crea con fatica, con passione, mettendoci tutta la propria vita? Non rischiamo di perdere il rispetto e l’ammirazione per chi ha fatto della musica una missione, uno stile di vita?
Usare i generatori di musica AI: sì, ma con giudizio
La questione dei generatori audio AI è complessa e sfaccettata. Ci sono potenzialità enormi ma anche rischi e zone d’ombra da non sottovalutare. L’AI non è altro che uno strumento in più nella cassetta degli attrezzi, non dovrebbe dettare legge o appiattire la creatività. Bisogna continuare a mettere la propria anima, la propria sensibilità, la propria visione del mondo in ogni nota che si suona e/o si canta, perché è questa la differenza tra artisti ed esecutori.
E si deve anche fare attenzione alle questioni etiche e legali per evitare di trovarsi invischiati in cause giudiziarie o in dibattiti infiniti su originalità e diritti d’autore. Quindi sì, usiamo pure i generatori audio AI, ma con consapevolezza e moderazione. La musica ha bisogno del tocco umano per continuare a emozionare, coinvolgere e ispirare.