Bitcoin, la legalizzazione californiana

Bitcoin, la legalizzazione californiana

Mentre Dogecoin si trova al centro di una vera e propria guerra per il suo controllo, le autorità dello stato americano scelgono di abbracciare le criptovalute
Mentre Dogecoin si trova al centro di una vera e propria guerra per il suo controllo, le autorità dello stato americano scelgono di abbracciare le criptovalute

Il governatore della California Jerry Brown ha firmato la legge conosciuta con il nome AB 129 che affronta l’argomento delle monete legalmente accettate nello stato. E che riconosce, tra le valute alternative, Bitcoin.

L’intervento californiano si inserisce in una situazione di sostanziale confusione e insicurezza per le criptovalute: oltre ai dubbi finora espressi dalle autorità federali, due delle banche nazionali cinesi hanno bandito l’utilizzo delle critovalute e diverse altre autorità nazionali stanno dibattendo la questione, divenuta assolutamente d’attualità dopo i problemi avuti nel sistema di sicurezza di alcuni exchange della moneta virtuale più famosa, Bitcoin.

Nonostante questo, proprio le autorità federali a stelle e strisce hanno raccolto circa 18,7 milioni di dollari con l’asta di circa 29mila bitcoin sequestrate dal raid al marketplace di Silk Road .

La nuova normativa californiana, in pratica, interviene sul precedente impianto legislativo riconoscendo che “varie forme di valute alternative come quelle digitali, i punti premio, i coupon o altri oggetti cui viene attribuito un valore monetario non violano la legge se vengono utilizzati come metodi per l’acquisto di beni e servizi o per la trasmissione di pagamenti”.

Tra le critpovalute che vengono elencate nella legge, insieme alla più famosa Bitcoin, figurano Ripple, Litecoin, PeerCoin, Namecoin, Primecoine e anche Dogecoin, la moneta digitale che trae ispirazione da un famoso meme: proprio questa valuta, che voleva rappresentare il volto simpatico delle moneta digitale, si trova peraltro ad affrontare diversi problemi che rischiano di veder tramontare prematuramente la goliardica, ma terribilmente seria avventura.

Innanzitutto alcuni dei primi sostenitori, tra cui il co-fondatore Jackson Palmer, hanno deciso di lasciare Dogecoin in polemica con la sempre maggiore influenza dell’intermediario Moolah, exchange di moneta digitale distintosi per alcune campagne di sponsorizzazione di un pilota della Nascar, ma che secondo l’accusa mancherebbe di alcune pratiche basilari a tutela dei suoi utenti.

Inoltre, nei giorni scorsi è stata sollevata una questione di proprietà intellettuale: l’azienda Ultra Pro sta cercando di registrare un marchio associato al meme “Doge” e questa possibilità oscurerebbe anche il destino della criptovaluta. Se ciò non bastasse, poi, in risposta a tale eventualità sembra che la stessa Moolah abbia deciso di provvedere “precauzionalmente” alla registrazione del marchio Dogecoin.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
30 giu 2014
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