Gli States vogliono dare un volto alle folle

Gli States vogliono dare un volto alle folle

Stereoscopia per dare spessore ai visi, da confrontare con quelli dei ricercati. Un sistema studiato per le aree di guerra, che potrebbe finire nelle mani della polizia statunitense
Stereoscopia per dare spessore ai visi, da confrontare con quelli dei ricercati. Un sistema studiato per le aree di guerra, che potrebbe finire nelle mani della polizia statunitense

Un sistema capace di riconoscere nei tratti del volto di un individuo mimetizzato fra la folla quelli del sospetto, a partire da una foto segnaletica: è quanto perseguono le autorità statunitensi, ed è un obiettivo sempre più vicino.

A svelare i programmi del Department of Homeland Security è un pugno di documenti ottenuti dal New York Times : il Biometric Optical Surveillance System (BOSS), allo studio dal 2006, è un dispositivo di sorveglianza basato sul riconoscimento facciale che potrebbe presidiare le aree considerate a rischio con lo scopo di individuare nelle masse dei soggetti potenzialmente pericolosi, già noti agli archivi delle forze dell’ordine. BOSS, inizialmente studiato per essere messo in servizio in aree in cui operano i militari statunitensi ma non per la tutela della sicurezza nazionale entro i confini, ha trovato nel tempo altri scenari d’uso: nei documenti si spiega come possa essere impiegato in occasioni di grandi manifestazioni come eventi sportivi o politici che fanno convergere migliaia di persone in aree difficilmente controllabili dalle forze dell’ordine.

Il sistema si compone di due torri munite di bracci robotici, agli estremi dei quali sono poste cam con sensori a infrarossi e di prossimità. Il loro compito è scattare fotografie di individui selezionati da diversi punti di vista a 50-100 metri di distanza e di raccogliere passivamente immagini del viso dei passanti. Il software ha il compito di costruire modelli 3D unici per i visi individuati, così che ogni volto sia confrontabile con il database delle forze dell’ordine , a caccia di pericolose corrispondenze.

Ma la tecnologia dovrebbe ancora essere affinata: Electronic Warfare Associates, contractor che ha lavorato al sistema dall’ottobre 2010 al novembre 2012 con un budget di 5,155 milioni di dollari e che sta continuando ad occuparsi del progetto, non è ancora stato in grado di fornire una soluzione implementabile. A testimoniarlo, i test condotti sul campo nel corso di un evento pubblico che ha coinvolto circa 6mila persone, un migliaio di immagini per popolare il database dei sospetti, e 30 volontari da individuare nello sciamare della folla. L’obiettivo era quello di associare un volto con la corrispondente foto segnaletica con percentuali di riuscita tra l’80 e il 90 per cento. Stando ai risultati riportati nei documenti, BOSS non sarebbe ancora abbastanza efficiente : l’accuratezza degli abbinamenti si colloca tra il 60 e il 70 per cento. Il problema principale da risolvere, spiegano i tecnici, è quello della variabilità delle immagini , condizionate necessariamente da luci e ombre sempre disuguali, dalle naturali espressioni dei visi, da accessori che nascondono i tratti somatici. Il tempo necessario a processare le immagini, inoltre, è ancora troppo lungo: 30 secondi non sono nulla rispetto agli otto minuti necessari nelle fasi di avvio del progetto, ma in assoluto sono ancora troppi .

Pur essendo ancora in fase di sviluppo, però, BOSS ha già richiamato l’attenzione di osservatori e attivisti che si battono per la privacy: BOSS parrebbe essere un tassello del sistema panottico a tutela della sicurezza nazionale di cui fa parte anche Next-Generation Identification , sfuggente sistema di identificazione biometrica in cui gli States hanno investito un miliardo di dollari con lo scopo di sostituirlo al tradizionale database delle impronte digitali. La corsa di stato e mercato alle tecnologie di riconoscimento facciale imporrebbe l’avvio di un dibattito per aggiornare il quadro legislativo in materia.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
22 ago 2013
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